«A
pochi scrittori è stato concesso, come lo fu al Tasso, di vivere e
rappresentare le aspirazioni e le frustrazioni del proprio tempo in
maniera che può ben dirsi emblematica. L’esistere e lo scrivere,
pur intrattenendo in lui relazioni difficili e complesse, non tendono
mai a dissociarsi e a procedere separatamente; e non solo perché la
poesia nasce con difficoltà dall’esperienza della vita concreta e
quotidiana, ma perché di tale esperienza è talvolta origine e
spesso redenzione»
Marziano
Guglielminetti
Jacopo Bassano, Torquato Tasso ventiduenne |
In ogni modo Torquato Tasso cercò di
liberarsi dalla sua melanconia:
purghe all'eleboro nero,
salassi, medicamenti a base di mandragola, solano, papavero e molto
altro ancora1.
Il suo corpo era «pieno di cattivi umori»2
e purgare «lo stomaco da cui ascendono alcuni vapori che perturbano
il discorso e il ragionamento» appariva l'unica soluzione3.
Ben presto si accorse che a quell'incubo non vi era rimedio,
l'internamento di sette anni nell'ospedale di Sant'Anna fu il
raggiungimento di un punto di non ritorno.