Il falso mito delle tre corone: un percorso per scoprire le origini del
rito della incoronazione poetica, le sue simbologie e
le sue evoluzioni del tempo.
Siamo soliti parlare delle Tre corone riferendoci a Dante, Petrarca e Boccaccio. L’idea vale
anche per i due poeti delle origini della nostra modernità: Ariosto e Tasso. Tuttavia,
se di idea si parla, non si deve parlare di realtà. Insomma, il profilo
coronato dovrebbe essere uno solo. Non esistono studi organici sull’origine e
sulla prassi dell’incoronazione poetica, quelli esistenti sono spesso imprecisi
e datati. Da questa immensa lacuna nasce il mito che vede i cinque raffigurati con
il lauro adagiato sul capo, ma la realtà è ben altra. Ariosto e Boccaccio non
ricevettero mai il sommo riconoscimento;
Dante rifiutò
l’offerta di incoronazione pervenutagli dall’Università di Bologna; Tasso fu incoronato, sì, ma postumamente. Rimane solo il Petrarca, per lui abbiamo notizie certe e il suo contributo è importante per comprendere meglio il significato della celebrazione: riconosce l’alloro come premio dei poeti e dei condottieri al raggiungimento della gloria grazie all’ingegno e alle armi.
l’offerta di incoronazione pervenutagli dall’Università di Bologna; Tasso fu incoronato, sì, ma postumamente. Rimane solo il Petrarca, per lui abbiamo notizie certe e il suo contributo è importante per comprendere meglio il significato della celebrazione: riconosce l’alloro come premio dei poeti e dei condottieri al raggiungimento della gloria grazie all’ingegno e alle armi.
Il primo laureato dell’Europa occidentale dai
tempi dell’antichità è Albertino Mussato, autore della tragedia storica Ecerinis e dell’Historia augusta. A Padova il
3 dicembre 1313, dopo una lettura pubblica delle opere, il vescovo della città
e il rettore dell’Università imposero al letterato una corona d’alloro[1]. Si tratta
di un rito dalle origini pagane, strettamente correlato alla tradizione
classica. Ovidio narra nelle Metamorfosi
che «il primo amore di Febo fu Dafne, figlia di Peneo, / e non fu dovuto al
caso, ma all’ira implacabile di Cupido» (Met,
I, 452-453)[2]. Apollo,
impavido e fiero di sé, schernisce il figlio di Venere: le sue frecce sono un’arma
inadatta al suo fisico esile, sarebbero più valide nelle mani del dio delle
arti. Eros decide quindi di dimostrare la sua potenza a Febo con una esibizione
pratica direttamente sulla sua pelle. Impugnato l’arco, colpisce Apollo al
cuore con una freccia d’oro condannandolo all’amore eterno per la ninfa Dafne
subito dopo trafitta da un’altra freccia, quella di piombo, destinata a far
rifuggire da quello stesso sentimento ogni vittima dei suoi colpi. Inizia così
un lungo inseguimento, Dafne corre e alle sue spalle Apollo senza senno la
insegue implorandola di fermarsi, urlandole tutti i propri pregi sperando di
sedurla con la propria divinità. Ma la ninfa non si ferma, prosegue la sua
corsa fino al fiume Peneo, dove supplica il padre di salvarla cambiando le sue
fattezza. Così Dafne si trasforma, e la sua metamorfosi la porta ad assumere la
figura di una pianta d’alloro.
E allora il dio: «Se non puoi
essere la sposa mia,
sarai almeno la mia pianta. E di te sempre si orneranno,
o alloro, i miei capelli, la mia cetra, la faretra;
e il capo dei condottieri latini, quando una voce esultante
sarai almeno la mia pianta. E di te sempre si orneranno,
o alloro, i miei capelli, la mia cetra, la faretra;
e il capo dei condottieri latini, quando una voce esultante
intonerà il trionfo e il
Campidoglio vedrà fluire i cortei.
Fedelissimo custode della porta d'Augusto,
starai appeso ai suoi battenti per difendere la quercia in mezzo.
E come il mio capo si mantiene giovane con la chioma intonsa,
Fedelissimo custode della porta d'Augusto,
starai appeso ai suoi battenti per difendere la quercia in mezzo.
E come il mio capo si mantiene giovane con la chioma intonsa,
anche tu porterai il vanto perpetuo
delle fronde!».
Qui Febo tacque; e l'alloro annuì
con i suoi rami.
(Met., I, 557-566)
Così, il dio
dell’arte in ogni sua forma si lega per sempre all’alloro, che diverrà poi il simbolo
della grandezza poetica. Boccaccio, per tutta la vita anelante il
riconoscimento letterario, dà una curiosa interpretazione dell’alloro poetico
considerandolo simbolico per tre motivi legati alle tre più grandi virtù della
pianta: come il lauro è sempre verde, allo stesso modo la grandezza delle opere
poetiche non declina mai; l’albero non è mai
stato fulminato, la vera poesia non è lesa né dal fuoco dell’invidia né
dall’erosione del tempo; l’alloro mantiene perennemente il suo profumo e i
versi di spessore non perdono mai la loro gradevolezza[3].
Assodata la
relazione tra il rito dell’incoronazione poetica e la classicità, non ci
stupisce che il secolo aureo dell’alloro nella letteratura italiana corrisponda
con la nascita dell’Umanesimo. Dal 1431 al 1540 si contano ben 93 lauree[4]. Ben
presto la valenza politica dell’incoronazione prenderà piede e saranno sempre
più gli imperatori a decidere il premio. L’alloro diverrà simbolo dell’impegno
civile in tutte le sue forme e, nonostante l’implicazione politica assunta
negli anni, rimarrà sempre il simbolo della conoscenza fino a diventare oggi il
suggello delle fatiche universitarie di tutti gli studenti.
Serena Mauriello
[1] Cfr. Ronald G. Witt, Un poeta laureato: Albertino Mussato, in
Atlante della letteratura italiana. Dalle origini al Rinascimento, vol. I, a
cura di Sergio Luzzato e Gabriele Pedullà, Torino, Einaudi, 2010, pp. 134-139.
[2] Publio Ovidio Nasone, Metamorfosi, a cura di Mario Ramous ed
Emilio Pianezzola, Milano, Garzanti, 1995.
[3] Cfr. Giovanni Boccaccio,
Il trattatello in laude di Dante, a
cura di Luigi Sasso, Milano, Garzanti, 1995.
[4] Cfr. Francesco Paolo
Terlizzi, Le incoronazioni poetiche, in
Atlante della letteratura italiana. Dalle origini al Rinascimento, vol. I, a
cura di Sergio Luzzato e Gabriele Pedullà, Torino, Einaudi, 2010, pp. 140-144.
Nessun commento:
Posta un commento
Se ti piace il modo in cui parliamo del mondo... SHARE!
Alcune delle foto presenti su questo blog potrebbero esser prese da internet. In caso ne rivendicassi il copyright, invia una mail a tutumversi@gmail.com e saranno immediatamente rimosse :)
SI ai suggerimenti, NO agli insulti.
Buon viaggio lettore!