L’omino si arrabbiava: “non posso essere così sbadato e non trovare mai la strada giusta!”, si rimproverava ogni mattina. Non trovava terra e si disperava per abitudine. Eppure, in cuor suo, quello smarrirsi gli era più dolce che ostile. Era triste solo quando arrivava la tempesta: la sua barchetta lo difendeva quanto possibile, ma l’omino era debole, piccolo com'era, e il sale dell’acqua di quel mare grande grande bruciava sui suoi tagli come il sole sulla sua testa.
Un giorno apparse sulla barchetta un cappellino che qualcuno gli aveva mandato dal cielo. Il cappello lo difendeva dal sole, ma lo riscaldava fino a farlo impazzire di caldo.
Era irritato da quel suo continuo scontrarsi con apparenti soluzioni che si trasformavano in problemi: una costante, nella vita di quel piccolo uomo.Una mattina c’era un sole alto e un vento forte e bollente. La barchetta seguiva le indicazioni delle onde e non dava retta all'omino. Il pericolo si faceva grandissimo. Non erano bastate mille tempeste, l’omino era ancora incapace di gestire quelle onde altissime e spaventose. Il suo senso dell’orientamento era annullato, non sapeva più dove fosse. Il suo cuore scalciava quasi a squarciargli il petto.
Ad un tratto, l’illuminazione: l’omino piccolo piccolo guardò quel mare grande grande che da cento anni lo minacciava. Lo guardò e senza neppure respirare, senza neppure pensare, si tuffò.
Quel blu così intenso lo stava divorando; dimenava le braccia, scalciava. Si pentì subito di quella scelta. Era stato affrettato e sarebbe affogato nella sua imprudenza.
Dopo qualche secondo si accorse di non soffrire più quel caldo tremendo al quale era condannato dall'alto della barchetta. E se si fosse calmato, le onde non avrebbero più scelto per lui la direzione da seguire, ma, per una volta, avrebbe potuto scegliere lui dove andare.
Nuotava con le sue braccia ed erano le sue braccia a portarlo nella direzione giusta. Così, senza patire, l’omino raggiunse la terra ferma.
Su quell'isola agognata, l’omino incontrò l’amore e invecchiò felice. Tanti anni dopo ancora raccontava di quanta fatica gli era costata la felicità.
Morì con tante cicatrici e nessun taglio da curare.
L'ossigeno è l'unico stronzo che prova sul serio a tenerci in vita. Parola di un asmatico.
Giovanni Mau
|
Nessun commento:
Posta un commento
Se ti piace il modo in cui parliamo del mondo... SHARE!
Alcune delle foto presenti su questo blog potrebbero esser prese da internet. In caso ne rivendicassi il copyright, invia una mail a tutumversi@gmail.com e saranno immediatamente rimosse :)
SI ai suggerimenti, NO agli insulti.
Buon viaggio lettore!