mercoledì 28 ottobre 2015

[AsSaggi di Letteratura] - Quando Pinocchio aveva la camicia nera


È il giorno di Natale del 1917 quando viene data alle stampe una versione tutta particolare di una storia amata dai bambini italiani dal 1881: Le avventure di Pinocchio. Il libro avveniristico edito dalla Bemporad è Il cuore di Pinocchio e l'autore è Paolo Lorenzini, non a caso nipote proprio di Collodi1 e sempre non a caso dal credo nero. La storia è una folle revisione di quella che conosciamo, l'amato burattino è ormai divenuto il mito della guerra mondiale. In queste nuovissime imprese il fantoccio di legno sente per la prima volta il cuore battergli in petto dopo aver visto un valoroso soldato,
decide quindi di entrare in guerra ma perde una gamba: è la prima di una serie di menomazioni fisiche che di volta in volta verranno compensate tramite delle protesi e pian piano Pinocchio diverrà un essere ibrido. L'idea di Lorenzini non nasce dal nulla, gli anni della grande guerra vedranno il diffondersi delle figure del burattino e del manichino in tutte le arti. L'amputazione diverrà uno stigma mediatico nel regime fascista, e sarà proprio in quel periodo che Pinocchio indosserà la camicia nera2.
Calvino ritiene che Pinocchio sia diventato nel tempo un libro senza autore3 e in effetti le sue riscritture lo rendono un personaggio multiforme. Esiste un Pinocchio per ogni mondo nell'aldilà, magistrato ma anche nuovo Maciste, esploratore, super-robot e chi più ne ha più ne metta. La storia di per sé si presta infinitamente bene alla creazione di nuove versioni, e, soprattutto, ha una struttura tipica dei racconti di formazione usati a scopo pedagogico: un burattino disubbidiente deve superare una serie di prove per diventare bambino, ma tra lui e il suo obiettivo si frappongono ripetutamente degli ostacoli con anche la presenza del classico bivio pitagorico in cui tra la strada più breve e quella più lunga si sceglie sempre la distanza più corta incappando in pericoli ed errori spropositati. Insomma, come afferma Raffaele Berti «la sua icona mitica non solo salta con estrema facilità da un media all'altro, originando nuove avventure e contaminazioni di ogni tipo, ma la sua natura metamorfica gli consente di vestire panni sempre diversi in corrispondenza dei mutati contesti socio-culturali e di viaggiare in ogni luogo e in ogni tempo»4.
Ma veniamo a una di quelle volte in cui il burattino ha deciso di darsi al fascio. Tra le più aberranti e sconquassanti ce n'è una risalente al 1939: Pinocchio istruttore del Negus conosciuta anche come Pinocchio vuol calzare gli Abissini. Garzone di un pasticcere, Pinocchio il pasticcione si rovescia addosso un pentolone pieno di cioccolata, fugge dalla bottega per scappare dal suo maestro che lo rincorre lanciandogli imprechi di vario genere tra cui 'Abissino', perché effettivamente tutto sporco il burattino è anche tutto nero. Uno scaltrissimo inglese assiste alla scena e credendo che Pinocchio sia davvero dell'Abissinia lo porta in quella che dovrebbe essere la sua patria. Poiché nessuno fa niente per niente, e tantomeno i nemici nel '39, l'inglese pretende che il burattino insegni agli abissini suoi alleati a correre velocemente come lui per poter battere l'Italia. L'eroico Pinocchio si ribella, dà un calcio al Negus che si è chinato verso di lui e scappando via veloce come solo lui sapeva essere, agitando un'immensa bandiera tricolore, riesce così a essere avvistato e salvato dai suoi compatrioti mentre gli abissini guardano esterrefatti la scena.
La prima volta che ho letto questa nuova versione del Collodi da un canto c'era la me bambina disperata in lacrime, e d'altro c'ero io che leggevo piegata in due dalle risate. Scansati gli obiettivi fascisti, la morale della storia è sostanzialmente solo una: la società potrà anche cambiare, ma Pinocchio troverà sempre il modo per rinnovarsi e accompagnare i bambini di ieri, di oggi e di domani nel regno di Morfeo tra le parole raccontate ai piedi del letto dai papà e dalle mamme di tutto il mondo.

Serena Mauriello


1 Collodi è, infatti, lo pseudonimo di Carlo Lorenzini.
2 Alcune delle avventure del burattino mussoliniano sono state raccolte in Luciano Curreri, Pinocchio in camicia nera.Quattro pinocchiate fasciste, Cuneo, Nerosubianco, 2008.
3 Sandra Beckett, Le pantin persistant et protéiforme: réécritures de Pinocchio, «Quaderni di Italianistica», 2004, 1.
4 Raffaele De Berti, Il Pinocchio cinematografico di Giulio Antamoro, in Le avventure di Pinocchio: tra un linguaggio e l'altro, a cura di Isabella Pezzini, Paolo Fabbri, Roma, Meltemi, 2002, p. 170

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