È il giorno di Natale del 1917 quando
viene data alle stampe una versione tutta particolare di una storia
amata dai bambini italiani dal 1881: Le avventure di Pinocchio.
Il libro avveniristico edito dalla Bemporad è Il cuore di
Pinocchio e l'autore è Paolo
Lorenzini, non a caso nipote proprio di Collodi1
e sempre non a caso dal credo nero. La storia è una folle revisione
di quella che conosciamo, l'amato burattino è ormai divenuto il mito
della guerra mondiale. In queste nuovissime imprese
il fantoccio di legno sente per la prima volta il cuore battergli in
petto dopo aver visto un valoroso soldato,
decide quindi di entrare in guerra ma perde una gamba: è la prima di una serie di menomazioni fisiche che di volta in volta verranno compensate tramite delle protesi e pian piano Pinocchio diverrà un essere ibrido. L'idea di Lorenzini non nasce dal nulla, gli anni della grande guerra vedranno il diffondersi delle figure del burattino e del manichino in tutte le arti. L'amputazione diverrà uno stigma mediatico nel regime fascista, e sarà proprio in quel periodo che Pinocchio indosserà la camicia nera2.
decide quindi di entrare in guerra ma perde una gamba: è la prima di una serie di menomazioni fisiche che di volta in volta verranno compensate tramite delle protesi e pian piano Pinocchio diverrà un essere ibrido. L'idea di Lorenzini non nasce dal nulla, gli anni della grande guerra vedranno il diffondersi delle figure del burattino e del manichino in tutte le arti. L'amputazione diverrà uno stigma mediatico nel regime fascista, e sarà proprio in quel periodo che Pinocchio indosserà la camicia nera2.
Calvino ritiene che Pinocchio sia diventato nel tempo un libro
senza autore3
e in effetti le sue riscritture lo rendono un personaggio multiforme.
Esiste un Pinocchio per ogni mondo nell'aldilà, magistrato ma anche
nuovo Maciste, esploratore, super-robot e chi più ne ha più ne
metta. La storia di per sé si presta infinitamente bene alla
creazione di nuove versioni, e, soprattutto, ha una struttura tipica
dei racconti di formazione usati a scopo pedagogico: un burattino
disubbidiente deve superare una serie di prove per diventare bambino,
ma tra lui e il suo obiettivo si frappongono ripetutamente degli
ostacoli con anche la presenza del classico bivio pitagorico in cui
tra la strada più breve e quella più lunga si sceglie sempre la
distanza più corta incappando in pericoli ed errori spropositati.
Insomma, come afferma Raffaele Berti «la sua icona mitica non
solo salta con estrema facilità da un media all'altro, originando
nuove avventure e contaminazioni di ogni tipo, ma la sua natura
metamorfica gli consente di vestire panni sempre diversi in
corrispondenza dei mutati contesti socio-culturali e di viaggiare in
ogni luogo e in ogni tempo»4.
Ma veniamo a una di quelle volte in cui
il burattino ha deciso di darsi al fascio. Tra le più aberranti e
sconquassanti ce n'è una risalente al 1939: Pinocchio istruttore
del Negus conosciuta anche come
Pinocchio vuol calzare gli Abissini.
Garzone di un pasticcere, Pinocchio il pasticcione si rovescia
addosso un pentolone pieno di cioccolata, fugge dalla bottega per
scappare dal suo maestro che lo rincorre lanciandogli imprechi di
vario genere tra cui 'Abissino', perché effettivamente tutto sporco
il burattino è anche tutto nero. Uno scaltrissimo inglese assiste
alla scena e credendo che Pinocchio sia davvero dell'Abissinia lo
porta in quella che dovrebbe essere la sua patria. Poiché nessuno fa
niente per niente, e tantomeno i nemici nel '39, l'inglese pretende
che il burattino insegni agli abissini suoi alleati a correre
velocemente come lui per poter battere l'Italia. L'eroico Pinocchio
si ribella, dà un calcio al Negus che si è chinato verso di lui e
scappando via veloce come solo lui sapeva essere, agitando un'immensa
bandiera tricolore, riesce così a essere avvistato e salvato dai
suoi compatrioti mentre gli abissini guardano esterrefatti la scena.
La
prima volta che ho letto questa nuova versione del Collodi da un
canto c'era la me bambina disperata in lacrime, e d'altro c'ero io
che leggevo piegata in due dalle risate. Scansati gli obiettivi
fascisti, la morale della storia è sostanzialmente solo una: la
società potrà anche cambiare, ma Pinocchio troverà sempre il modo
per rinnovarsi e accompagnare i bambini di ieri, di oggi e di domani
nel regno di Morfeo tra le parole raccontate ai piedi del letto dai
papà e dalle mamme di tutto il mondo.
Serena Mauriello
1
Collodi è, infatti, lo pseudonimo di Carlo Lorenzini.
2
Alcune delle avventure del burattino mussoliniano sono state
raccolte in Luciano Curreri, Pinocchio in camicia nera.Quattro
pinocchiate fasciste, Cuneo,
Nerosubianco, 2008.
3
Sandra Beckett, Le pantin persistant et protéiforme: réécritures
de Pinocchio, «Quaderni di
Italianistica», 2004, 1.
4
Raffaele De Berti, Il Pinocchio cinematografico di Giulio
Antamoro, in Le
avventure di Pinocchio: tra un linguaggio e l'altro,
a cura di Isabella Pezzini, Paolo Fabbri, Roma, Meltemi, 2002,
p. 170
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