lunedì 26 ottobre 2015

[Poeti in Pillole] - Quando i narratori nascono poeti: Carlo Emilio Gadda



«E poi nelle mie vene di bastardo è sangue ungaro e celtico, visigotico e longobardico. E poi una congerie di modelli e una moltitudine di maestri: e verso questi una mia ''diligenza'', cioè quasi un amore. E una ''disciplina'', cioè quasi una guerra»
Carlo Emilio Gadda

Nel settembre del 1954 il settimanale Epoca dedicò il numero a un'inchiesta sulle prime prove creative di scrittori e poeti. Tra i molti che presero parte al colloquio c'era anche Carlo Emilio Gadda e rispondeva così

Molti i conati, dai tredici in poi. Endecasillabi e prosa. Ottave infinite. Copiose terza rima. Ebbi rima facilissima, di tipo “estemporaneo”. (Ugo Betti, a Cellelager, mi disse un giorno a titolo di beffa e di sfida: ebbene, fammi una rima in acca. Ed io du tic au tac: – Cecca bislacca fa la vacca stracca.) […] La prima estrusione formalmente accettabile, nella fattispecie un sonetto, è del settembre-ottobre 1910: anni miei pressoché diciassette. Non vale molto, s’intende. Mi ero proposto di occupare il sonetto con un unico periodo sintattico, disdegnando l’enunciazione franta e per così dire disossata, non sorretta da un’impalcatura sintattica di tipo conforme: (scheletri dei grandi vertebrati nei musei).

Più che con le poesie Gadda inizia con dei conati di parole stese in versi, una rima facilissima (come la prosa, d'altronde) e da subito una
profonda capacità sperimentale. Tuttavia non è poi così inatteso che uno dei più grandi scrittori del Novecento italiano veda la sua origine proprio nella prova poetica. Pensiamo alla prosa gaddiana, alla sua tendenza a voler includere tutti i suoni e tutte le parole del mondo, al suo sperimentalismo esplosivo, scoppiettante, a quel tendere con tutte le forze e tutti gli strumenti possibili all'espressione, e non alla parola. I testi dell'autore del Pasticciaccio sono profondamente musicali e non sorprende che la loro genesi primaria sia proprio nel genere letterario più sonoro di tutti, la poesia.
I primi punti di riferimento sono gli stessi che aiutano tutti gli apprendisti della parola in rima: ci sono Dante, Ariosto, ma anche Orazio, Virgilio e Carducci-Petrarca senza però dimenticare il fondamentale passaggio per d'Annunzio. Da queste grandi ispirazioni connesse alla volontà sperimentale di cui si accennava, nasce un piccolo corpus di venticinque componimenti di varia tipologia, metro e temi. Solo dodici saranno editi durante la vita dello scrittore milanese, uno di essi viene pensato anche come finale lirico della Cognizione del dolore. Tuttavia l'esperienza poetica non è costante né duratura in Gadda, presto si esaurirà lasciando spazio alla ruvida concretezza del mondo e rimanendo per sempre legare a quel modo di vedere la realtà che è proprio solo degli occhi di un adolescente.

"Guarda il soldato e sogna"
Guarda il soldato e sogna 
                       e mangia e si chiede del mondo
 se c’è la sua torre, se c’è la montagna 
e le rose selvagge nei venti 
e le rose nel profondo.
Se c’è la sua mamma ancora 
che ascolta il ritorno 
dei figli e per casa lavora:
i tre ragazzi se mangiano 
se fanno lite se corrono
a indiavolarsi e si baciano ancora.


Serena Mauriello


Bibliografia
:

Gianfranco Contini, Introduzione, in Carlo Emilio Gadda, La cognizione del dolore, Torino, Einaudi, 1970, pp. 15-35.
Giorgio Patrizi, Gadda, Roma, Salerno Editrice, 2014.
Maria Antonietta Terzoli, Introduzione, in Carlo Emilio Gadda, Poesie,Torino, Einaudi, 1993, pp. V-XXIV.

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