Si chiama Elisa Pocetta, in arte e per gli amici “Pocci”. Ha
cominciato a disegnare fumetti da piccolissima, ancor prima che venisse a
conoscenza della loro esistenza tra gli scaffali delle edicole, e da quel
giorno l’esigenza di raccontare storie non l’ha più abbandonata. Altrettanto
precocemente, il suo talento l’ha portata a farsi notare da una delle più
importanti case editrici nel mondo del fumetto, la Shockdom, ed è così che ha
preso vita il debutto cartaceo della sua più importante creatura: Hi/Lo.
Hi/Lo è una storia che colpisce per la vitalità dei colori, la
complessità dei personaggi e le accattivanti capacità narrative che
accompagnano tutto il corso della narrazione. Un continuo intreccio tra realtà
e fantasia, tra la criticità dei rapporti quotidiani e la apparente “leggerezza” delle situazioni e dei rapporti
in cui vengono coinvolti i personaggi.
Tra gli stand del Romics, la fiera del fumetto che si è svolta a Roma lo scorso week end, le pagine di Elisa sono state un successo: chi sfogliava entusiasta, chi portava a casa con soddisfazione, chi si complimentava per il talento e chi esprimeva la voglia di conoscere già il seguito della storia. A noi di Tutùm i suoi lavori erano già interessati da tempo, e così abbiamo deciso di contattarla e scoprire un po’ cosa si cela dietro la vivacità di Noelle, Kai e compagnia bella: parla Pocci!
Tra gli stand del Romics, la fiera del fumetto che si è svolta a Roma lo scorso week end, le pagine di Elisa sono state un successo: chi sfogliava entusiasta, chi portava a casa con soddisfazione, chi si complimentava per il talento e chi esprimeva la voglia di conoscere già il seguito della storia. A noi di Tutùm i suoi lavori erano già interessati da tempo, e così abbiamo deciso di contattarla e scoprire un po’ cosa si cela dietro la vivacità di Noelle, Kai e compagnia bella: parla Pocci!
Cominciamo dalle basi: chi sei? Quando Nasci? Qual è stato il tuo
percorso di studi?
Mi chiamo Elisa Pocetta, in arte e per gli amici “Pocci”!
Sono nata ad Avezzano, una cittadina abruzzese in provincia de L’Aquila, nel
luglio del 1990. Mi sono diplomata al liceo classico, ma appena finito ho
deciso di seguire il mio sogno di fare fumetti, e così mi sono iscritta alla
Scuola Internazionale di Comics; insomma, una cosa che proprio non aveva niente
a che fare con i miei studi “classici”, ma tanto si può dire che ho portato
avanti la mia passione per il disegno tra un’ora di filosofia e una versione di
greco!
Qual è la motivazione
principale che ti fa approcciare al disegno? E in che modo, attraverso quali
fasi ed evoluzioni sei giunta a dove sei ora?
Penso che il motivo, anzi l’esigenza vera e propria che mi
spinge a disegnare sia il voler raccontare
una storia. Quando ero solo una bambina delle elementari, passavo il
pomeriggio a guardare quasi tutti i cartoni animati che passavano in TV
all’epoca. Poi, spenta la televisione, prendevo un foglio e mi mettevo a
disegnare tutte le scene che mi erano piaciute di più scrivendo sopra i
personaggi quello che dicevano. Solo qualche anno dopo, quando cominciai ad
acquistare in edicola “Minni e Company” o “Barbie”, mi resi conto del fatto che
esisteva un termine per indicare quello che facevo anche io!
Più in là, alle medie, una mia amica mi regalò il primo manga giapponese e da quel momento la mia adolescenza è stata un susseguirsi di leggere fumetti e pensare e sognare storie e riempire con esse interi quaderni. Ricordo che quando tornavo da scuola, o la sera dopo cena, mi letteralmente prudevano le mani finché non prendevo la penna e disegnavo quello che mi frullava in testa. E devo dire che quella sensazione la porto con me ancora oggi...
Più in là, alle medie, una mia amica mi regalò il primo manga giapponese e da quel momento la mia adolescenza è stata un susseguirsi di leggere fumetti e pensare e sognare storie e riempire con esse interi quaderni. Ricordo che quando tornavo da scuola, o la sera dopo cena, mi letteralmente prudevano le mani finché non prendevo la penna e disegnavo quello che mi frullava in testa. E devo dire che quella sensazione la porto con me ancora oggi...
È ormai uscito sugli
scaffali uno dei tuoi ultimi lavori: Hi/Lo. Una piccola anteprima sulla storia
e sui personaggi?
Si può dire che Hi/Lo è una versione (molto) aggiornata di
una delle storie nate durante la mia adolescenza e che ho deciso di riprendere per testare le
mie abilità e crescere tecnicamente e narrativamente, pagina dopo pagina.
Per me Hi/Lo è una storia “a livelli”: vuole essere innanzitutto una commedia senza particolari pretese, con lo scopo di intrattenere e far divertire attraverso situazioni ed equivoci che si creano tra protagonisti e comprimari. Ovviamente, oltre ciò c’è anche dell’altro; personalmente preferisco di gran lunga curare il rapporto tra i personaggi di una storia, piuttosto che scrivere una trama super intricata; io stessa sono molto più attratta dal leggere fumetti e libri con bellissimi personaggi e trame buone, che da plot cervellotici e personaggi piatti messi lì a far da marionette. Dunque ho provato ad applicare questo principio anche ad Hi/Lo: vicenda strampalata di “scambio di corpi”, ma che sotto la narrazione allegra e spensierata possa, attraverso le relazioni e i comportamenti narrati, trasmettere qualche cosa di più profondo e far immedesimare il lettore che riesce a cogliere le sfumature.
Ci sono dei colpi di scena previsti a tal funzione ma... non posso anticipare nulla!
Per me Hi/Lo è una storia “a livelli”: vuole essere innanzitutto una commedia senza particolari pretese, con lo scopo di intrattenere e far divertire attraverso situazioni ed equivoci che si creano tra protagonisti e comprimari. Ovviamente, oltre ciò c’è anche dell’altro; personalmente preferisco di gran lunga curare il rapporto tra i personaggi di una storia, piuttosto che scrivere una trama super intricata; io stessa sono molto più attratta dal leggere fumetti e libri con bellissimi personaggi e trame buone, che da plot cervellotici e personaggi piatti messi lì a far da marionette. Dunque ho provato ad applicare questo principio anche ad Hi/Lo: vicenda strampalata di “scambio di corpi”, ma che sotto la narrazione allegra e spensierata possa, attraverso le relazioni e i comportamenti narrati, trasmettere qualche cosa di più profondo e far immedesimare il lettore che riesce a cogliere le sfumature.
Ci sono dei colpi di scena previsti a tal funzione ma... non posso anticipare nulla!
E’ qualcosa in
particolare nel mondo che ti circonda ad averti ispirato questo fumetto?
Penso che mi abbia ispirata solo la voglia di esplorare dei
temi che mi stanno a cuore: il primo è quello del comprendere l’altro senza
fermarsi all’apparenza, che sembra banale ma nella nostra società lo è meno di
quanto sembri. Poi, sicuramente, il rapporto con il proprio corpo, l’accettazione di sé e di conseguenza anche
dell’altro. I miei personaggi sono proprio questo: l’espressione di queste
riflessioni. Quindi non prendetevela troppo con loro se Noelle è scema, o Kai
prepotente... Colpa mia!
Qual è lo stile in
cui ti riconosci di più? E da dove vengono le tue principali ispirazioni?
Per quanto riguarda il disegno, sicuramente il mio primo
mentore e guru è stato Alessandro Barbucci – come penso lo sia stato per gran
parte dei disegnatori che vogliono “staccarsi” dal manga; poi ho conosciuto la
sensualità divertente di Dean Yeagle, la simmetria del tratto e del colore del
Maestro Moebius – le sue storie sono ermetiche e molto particolari, ma pungolano il mio lato artistico -, e
infine il tratto graffiante e i colori stupendi della grandissima Mirka Andolfo,
che mi incanta in continuazione.
C’è una sfilza di autori che adoro: Alex Alice, Margaux “Mara” Kindhauser, Pedro Perez, Romina Moranelli... sono moltissimi e non posso elencarli tutti, e tanti ce ne sono anche tra i miei “colleghi.
C’è una sfilza di autori che adoro: Alex Alice, Margaux “Mara” Kindhauser, Pedro Perez, Romina Moranelli... sono moltissimi e non posso elencarli tutti, e tanti ce ne sono anche tra i miei “colleghi.
E le tecniche che ti
piacciono di più?
Adesso lavoro principalmente in tradizionale: matita, gomma
e tavolo luminoso. Per il colore, invece, tavoletta Bamboo e Photoshop. Ma mi
piacerebbe tantissimo essere brava con gli acquerelli e colorare a mano, o
anche avere una Cintiq e lavorare completamente in digitale! Insomma, sono
aperta a qualsiasi tipo di tecnica...
Quali sono i progetti
in cui sei stata coinvolta che ritieni più opportuno ricordarci?
Ho partecipato a un artbook
insieme a quasi cinquanta altri artisti eccezionali, il cui ricavato andrà in
beneficienza: “Folkfools”. Lo troverete al Lucca Comics and Games di quest’anno e potete già pre-ordinarlo sulla pagina Facebook.
Inoltre, sempre a Lucca, si potrà trovare il calendario 2016 del collettivo “Niirides”, di cui faccio parte da due anni insieme ad altre undici fantasiche ragazze.... Girl Power a gogo insomma!
Inoltre, sempre a Lucca, si potrà trovare il calendario 2016 del collettivo “Niirides”, di cui faccio parte da due anni insieme ad altre undici fantasiche ragazze.... Girl Power a gogo insomma!
C’è un messaggio
particolare, un’idea di fondo che vuoi trasmettere al pubblico con i tuoi
lavori?
Ci sono diversi messaggi che voglio trasmettere con le mie
storie, ma con i miei disegni è solo uno: la vitalità. Il mio obiettivo è
sempre quello di rendere al massimo l’espressività del segno e del colore; c’è vita anche in sentimenti negativi, in un
disegno malinconico, in un lavoro che può apparire triste o cupo.
Cosa pensi del mondo
del fumetto contemporaneo? C’è qualche “appello” che vuoi fare?
Penso che il fumetto contemporaneo sia in crisi, come molti sostengono. Io ho amici e colleghi davvero
eccezionali, motivati, con idee stupende e che aspettano solo qualcuno che
creda in loro e li supporti: talento e capacità ci sono! E credo anche che ci
siano molti lettori assetati di novità e sperimentazione, dunque faccio questo
appello: editori, credete nelle nuove leve, vi stupiranno!
Qualche segretissima
anticipazione su progetti futuri?
Per ora il mio obiettivo è quello di continuare con Hi/Lo
fino alla fine di tutta la storia pianificata. Se avrà un minimo di riscontro
potrò avere l’occazione di raccontare le vicende come si deve, e ci tengo
immensamente.
Poi ho un’altra storia in mente ben definita, ma di tutt’altro genere: parla di stelle, pianeti lontani, affetto e solitudine. Ma è solo un sogno ancora, quindi mi impegnerò per poter raggiungere l’occasione di realizzare anche quella.
Fin’ora il mio sogno di pubblicare un fumetto, portato avanti con tenacia e volontà, si è realizzato. Quindi perché non continuare a sognare?
Poi ho un’altra storia in mente ben definita, ma di tutt’altro genere: parla di stelle, pianeti lontani, affetto e solitudine. Ma è solo un sogno ancora, quindi mi impegnerò per poter raggiungere l’occasione di realizzare anche quella.
Fin’ora il mio sogno di pubblicare un fumetto, portato avanti con tenacia e volontà, si è realizzato. Quindi perché non continuare a sognare?
A cura di Julia C.
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