I commenti d’odio non sono opinioni, e gli operatori della comunicazione hanno il dovere di bannare ogni forma di cyber-razzismo. È questo l’appello principale con cui martedì scorso è partita su Change.org la petizione “#Nohatespeech – giornalisti e lettori contro i discorsi d’odio”; l’iniziativa, promossa dall’associazione Carta di Roma insieme alla European Federation of Journalists e Articolo 21, si pone l’obiettivo di mettere in luce, sia di fronte ai giornalisti che ai fruitori dei mezzi di comunicazione on-line, che “impedire la diffusione dell’odio non è solo un atto di responsabilità civile. È, per chi fa il giornalista, l’adempimento delle regole-base della professione, quella che impone a tutti i giornalisti il dovere di restituire la verità sostanziale dei fatti”.
L’invito di #Nohatespeech, dunque, si rivolge a un pubblico molto ampio e variegato:
quello dei Giornalisti, dell’editoria e dei social network, a cui chiede di non restare passivi di fronte ai discorsi d’odio, confutando e rielaborando con le dovute argomentazioni i commenti più “dannosi”; e anche a quello dei lettori e ascoltatori, invitati a “isolare e non intavolare alcun dialogo con chiunque esprima affermazioni razziste”.
quello dei Giornalisti, dell’editoria e dei social network, a cui chiede di non restare passivi di fronte ai discorsi d’odio, confutando e rielaborando con le dovute argomentazioni i commenti più “dannosi”; e anche a quello dei lettori e ascoltatori, invitati a “isolare e non intavolare alcun dialogo con chiunque esprima affermazioni razziste”.
“I discorsi d’odio non sono ‘opinioni’ – spiegano i promotori dell’iniziativa sulla pagina web – trovando il loro fondamento nel razzismo, sono brutali falsificazioni della realtà e contraddicono non solo i principi basilari della convivenza civile, ma tutte le acquisizioni scientifiche. È un dovere professionale confutare le affermazioni razziste, chiarire ai lettori e agli ascoltatori la loro falsità intrinseca”; e allo stesso modo dovrebbe essere un dovere per i lettori non intavolare dialogo con il cyber-razzismo “nemmeno attraverso risposte indignate”, evitando “qualunque atto che possa anche parzialmente legittimarli come soggetti di un confronto”.
L’invito delle associazioni, dunque, è principalmente legato alla moderazione delle nuove forme di interazione fra lettori: sulle testate giornalistiche, sui blog, sui social network.
Come ha spiegato il presidente della Carta di Roma Giovanni Maria Bellu a Redattore Sociale, “questa campagna è una goccia che scava la pietra”: il suo fine, più che politico, è
rivolto alle “coscienze e alle responsabilità” di tutti gli attori della comunicazione contemporanea. Ed è proprio per questo che va a toccare un tema di eccezionale attualità: la società in cui viviamo è cambiata improvvisamente, ci ha permesso di sviluppare strumenti di comunicazione che mantengono l’interazione tra le persone continua, rapidissima, in cui si scardinano le dimensioni dello spazio e del tempo e in cui ognuno, in ogni momento, può scegliere di dire le cose che pensa.
rivolto alle “coscienze e alle responsabilità” di tutti gli attori della comunicazione contemporanea. Ed è proprio per questo che va a toccare un tema di eccezionale attualità: la società in cui viviamo è cambiata improvvisamente, ci ha permesso di sviluppare strumenti di comunicazione che mantengono l’interazione tra le persone continua, rapidissima, in cui si scardinano le dimensioni dello spazio e del tempo e in cui ognuno, in ogni momento, può scegliere di dire le cose che pensa.
Come muta, a questo punto, il compito del giornalista?
Gli spazi di confronto dell’opinione pubblica hanno visto uno stravolgimento della propria natura proprio a partire dal web: se prima le discussioni su quello che scriveva il giornale si svolgevano nei bar, a lavoro, in famiglia, adesso invadono sempre più – e tutte insieme - un unico spazio, che però è eccezionalmente pubblico: quello appositamente dedicato ai commenti. E così l’interazione si duplica, triplica e cresce ancora, fino a raggiungere quella che forse è una sovrabbondanza di senso, di interpretazioni e di esperienze differenti.
Julia C.
Hai fatto davvero bene a scrivere questo post..ultimamente soprattutto su instagram ho letto dei commenti sotto foto di personaggi famosi..ma anche no..davvero raccapriccianti. Alcuni era più stupidi altri pesanti ma in ogni caso lo scopo era offendere. Brava ..bel post,ben scritto ed interessante. .se ti va passa da me a dare un occhiata al mio nuovo post. ..
RispondiEliminahttp://theunbearablelightnessofs.blogspot.it/?m=1
Grazie Cherry :) felici di averti trasmesso qualcosa. Passeremo senz'altro per il tuo blog. Smuak!
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