PoesiArte di G. e M. Capozzi - Autoritratto

Autoritratto - Avevamo detto che il 2015 sarebbe stato un anno di cambiamenti, buoni propositi, miglioramenti. Così abbiamo deciso di partire da noi stessi, di abbandonare i vecchi usi e ricominciare a sperimentare attraverso la poesia.

Parto io. Mi prendo, alla stregua di Serena con la rubrica di narrativa, la responsabilità di iniziare un nuovo esperimento poetico all’interno di Tutùm: parallelamente a Gianfranco, che con i suoi lavori ha guardato la sessualità dalla vetta dei cinquantacinque, ho scelto di mettere a nudo i miei ventidue e sviscerarne gli aspetti più critici e peculiari . 

Ah, quasi dimenticavo l’elemento più importante: ad accompagnarmi ed assistermi durante questo viaggio saranno le fotografie della mia – quasi coetanea – sorella Martina.

Apriamo la nuova rubrica  con un’idea di autoritratto: quello di una ventenne che si apre a se stessa e al mondo

Per ingrandire le immagini di Martina Capozzi, cliccaci sopra

Svolto a sinistra e mi guardo;

quieta, raccolta in uno sguardo,

mi scruto.

Com’è bello quando Venere sorride

sfavillante dentro al cerchio del pittore.

Ma è uno specchio menzognero,

è il suo creatore:

paranoico e lacerato si divide

tra la pelle candida e

il macello delle ore.

Scendo le scale e ancora mi guardo;

nervosa, racchiusa in quello sguardo,

mi godo.

Gli zigomi deliranti,

Così alti, quasi che la spalla,

sinuosa collina,

li spaventi.

M’affaccio al balcone d’un altro,

immobile

davanti alle sue piante 

 decido di colpirlo;

 tra gli zigomi e la spalla,

mi dice,

oltre la pelle candida (che già da sé parla)

sto imparando ad usare le labbra.

Che sono fine, eppure sode, 

alte.

Come se inseguendo l’anima e gli occhi

fossero sospese tra i rintocchi

di questo tempo tumido di buona sorte,

che non comprende i solchi della morte.

Giulia Capozzi

E grazie a Ludovica per averci regalato la sua espressività...