Se questo è un uomo - Il
3 novembre 1948 Umberto Saba scrisse a Primo Levi «Caro signor
Primo Levi, non so se le farà piacere sentirsi dire da me che il suo
libro Se questo è un uomo è più che un bel libro, è un
libro fatale. Qualcuno doveva ben scriverlo: il destino ha voluto che
questo qualcuno fosse lei».
Auschwitz |
Voi
che vivete sicuri
nelle
vostre tiepide case,
voi
che trovate tornando a sera
il
cibo caldo e visi amici:
Considerate
se questo è un uomo
che
lavora nel fango
che
non conosce pace
che
lotta per mezzo pane
che
muore per un sì o per un no.
Considerate
se questa è una donna,
senza
capelli e senza nome
senza
più forza di ricordare
vuoti
gli occhi e freddo il grembo
come
una rana d’inverno.
Meditate
che questo è stato:
vi
comando queste parole.
Scolpitele
nel vostro cuore
stando
in casa andando per via,
coricandovi
alzandovi;
ripetetele
ai vostri figli.
O
vi si sfaccia la casa,
la
malattia vi impedisca,
i
vostri nati torcano il viso da voi.
Primo
Levi nasce nel 1919 a Torino da genitori di religione ebraica. Nella
città natale si laurea nel 1941 in chimica, ma, a causa
dell'istituzionalizzazione della discriminazione contro gli ebrei a
cui è vietato l'accesso alla scuola pubblica, nonostante sia in
regola con gli esami ha notevoli difficoltà nella ricerca di un
relatore per la sua tesi (discussa, per altro, con il massimo dei
voti). Sul diploma di laurea figura la precisazione «di razza
ebraica». Fino all'occupazione tedesca, lavora come chimico a
Milano. Il 13 dicembre 1943 viene preso a Brusson per poi essere
trasferito al campo di raccolta di Fossoli. È l'inizio di una lunga
odissea. Il campo di Fossoli viene preso in gestione dalle milizie
naziste che presto convogliano tutti i prigionieri a Auschwitz. Era
il 22 febbraio 1944. Primo Levi è poi deportato a Monitz, in un
campo di lavoro al servizio di una fabbrica di gomma. Levi
è l’häftling
– il
pezzo – 174517. Funzionante. Grazie a una serie di circostanze,
dopo lunghi viaggi nell'Europa dell'est, riesce a sopravvivere a
quell'Inferno terreno. Il bisogno di testimoniare quanto vissuto, si
fa presto manifesto. Nel 1947 il manoscritto di Se
questo è un uomo
viene rifiutato dall'editore Einaudi, ma accettato da De Silva. Solo
dieci anni dopo, Einaudi comincerà a pubblicare i suoi lavori.
Divenuto ormai un autore affermato, non smetterà mai di scrivere
fino alla sua morte avvenuta l'11 aprile 1987. Dirà di lui Claudio
Toscani: «L’ultimo appello di Primo Levi non dice non
dimenticatemi, bensì non dimenticate».
Rubrica a cura di Serena Mauriello
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