La giustificata fama di Michelangelo come artista ha oscurato nei secoli molti aspetti della sua persona poliedrica. Che sia stato uno dei più grandi onor di patria nostrani è noto quanto indubbio, ciò che, tuttavia, si tende a non sapere è che Michelanglo Bonarroti fu un grande amante e un eccelso poeta petrarchista.
Vissuto tra il 1475 e il 1564, l’artista della Roma dei Papi iniziò nel 1488 il suo apprendistato nella bottega del Ghirlandaio, cominciando così il percorso che l’ha portato a essere lo scultore e pittore più importante del suo tempo. Risale al 1532, invece, il suo primo incontro con Tommaso De’ Cavalieri. Tommaso aveva ventitré anni allora, nel pieno della sua bellezza rapì l’animo dell’artista più grande di lui. Fu l’inizio di un amore tanto duraturo quanto contrastato, e, proprio per questa sua natura, fu l’inizio di un Canzoniere destinato a rimanere silente per molto – troppo – tempo. Ed ecco il secondo segreto (il primo, appunto, è il suo essere poeta) di Michelangelo: la sua natura omosessuale, o fors’anche bisessuale visto il profondo sentimento che lo legò a Vittoria Colonna. Sono numerosi i componimenti dedicati al giovane amante, ma sono poesie nascoste e segrete, spesso celate dietro una coltre spirituale (che ha confuso anche il “buon vecchio” Bruno Vespa e la sua combriccola di Porta a Porta).
Dato il contesto socio-culturale in cui Michelangelo viveva, la sua poesia omoerotica era destinata a essere respressa. Tra il 1545 e il 1546, il poeta inizia a progettare una raccolta delle sue Rime, ma che non andrà mai alle stampe. Solo sessant’anni dopo la sua morte – era il 1623 – dai torchi uscì l’ editio princeps di quella raccolta, a Firenze grazie all’editore Giunti. Ma come ha affermato Giraldi, fu «uno dei più gravi misfatti mai fatti da un editore a un poeta»: ogni “o” fu trasformata in “a”, ogni “lui” in “lei”. Tutti i pronomi vennero cambiati di genere, lo stesso avvenne per le desinenze aggettivali. Così Tommaso divenne una donna, e l’originalità di quei componimenti ne pagò il dramma più grande. La particolarità delle vere poesie di Michelangelo a Tommaso, sta proprio nell’usare l’istanza petrarchesca nel più perfetto dei modi, ma indirizzandola a una forma allora non accettata d’amore. Michelangelo era un uomo che amava un uomo nello stato più ecclesiastico per definizione della storia della letteratura, e così la sua poesia da omo-erotica diveniva omo-eretica.
Vissuto tra il 1475 e il 1564, l’artista della Roma dei Papi iniziò nel 1488 il suo apprendistato nella bottega del Ghirlandaio, cominciando così il percorso che l’ha portato a essere lo scultore e pittore più importante del suo tempo. Risale al 1532, invece, il suo primo incontro con Tommaso De’ Cavalieri. Tommaso aveva ventitré anni allora, nel pieno della sua bellezza rapì l’animo dell’artista più grande di lui. Fu l’inizio di un amore tanto duraturo quanto contrastato, e, proprio per questa sua natura, fu l’inizio di un Canzoniere destinato a rimanere silente per molto – troppo – tempo. Ed ecco il secondo segreto (il primo, appunto, è il suo essere poeta) di Michelangelo: la sua natura omosessuale, o fors’anche bisessuale visto il profondo sentimento che lo legò a Vittoria Colonna. Sono numerosi i componimenti dedicati al giovane amante, ma sono poesie nascoste e segrete, spesso celate dietro una coltre spirituale (che ha confuso anche il “buon vecchio” Bruno Vespa e la sua combriccola di Porta a Porta).
Dato il contesto socio-culturale in cui Michelangelo viveva, la sua poesia omoerotica era destinata a essere respressa. Tra il 1545 e il 1546, il poeta inizia a progettare una raccolta delle sue Rime, ma che non andrà mai alle stampe. Solo sessant’anni dopo la sua morte – era il 1623 – dai torchi uscì l’ editio princeps di quella raccolta, a Firenze grazie all’editore Giunti. Ma come ha affermato Giraldi, fu «uno dei più gravi misfatti mai fatti da un editore a un poeta»: ogni “o” fu trasformata in “a”, ogni “lui” in “lei”. Tutti i pronomi vennero cambiati di genere, lo stesso avvenne per le desinenze aggettivali. Così Tommaso divenne una donna, e l’originalità di quei componimenti ne pagò il dramma più grande. La particolarità delle vere poesie di Michelangelo a Tommaso, sta proprio nell’usare l’istanza petrarchesca nel più perfetto dei modi, ma indirizzandola a una forma allora non accettata d’amore. Michelangelo era un uomo che amava un uomo nello stato più ecclesiastico per definizione della storia della letteratura, e così la sua poesia da omo-erotica diveniva omo-eretica.
D’altrui
pietoso e sol di sé spietato
nasce
vil bruto, che con pena e doglia
l’altrui
man veste e la sua scorza spoglia
e
sol per morte si può dir ben nato.
Così
volesse al mie sognor mie fato
vestir
suo viva di mir morta spoglia
che
come serpe al sasso discoglia,
pur
per morte potria cangiar mie stato.
O
fussi sola la mia irsuta pelle
che,
del suo pel contesta, fa tal gonna
che
con ventura stringe si bel seno
ch’i’
l’are’ pure il giorno; o le pianelle
che
fanno a quel di loro basa e colonna,
ch’i’
pur ne porterei due nevi almeno.
Serena Mauriello
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