«Ma ora vale la pena di godere di questo momento di assurdo respiro, lasciarsi andare guardando il disegno che fanno i rami dell’albero contro il cielo più chiaro, con qualche stella, seguendo con gli occhi socchiusi quel disegno casuale di rami e foglie, quei ritmi che si incontrano, si cavalcano e si separano, e a volte cambiano dolcemente quando una folata di vento, venendo dalle paludi, passa ribollendo sopra le coppe.»
Julio Cortazar, "Reunion"
Julio Cortazar, "Reunion"
Senza lasciarvi
persuadere troppo dalla stella rossa che spicca sulla copertina, prendete in
mano Reunion, Che Guevara e lo sbarco a
Cuba e sfogliatelo lentamente. Il formato del libro è leggermente più
grande del solito per lasciar spazio alle illustrazioni di Enrique Breccia,
disegni in bianco e nero, immagini in
cui la violenza non è lesa dalla mancanza rossa del sangue, completamento perfetto
per le parole di Julio Cortazar che si susseguono in gittate di fiato
lunghissime. Reunion non è un libro per soli comunisti, è un’indagine
psicologica nella mente di un personaggio che ha contribuito alla storia del
Novecento. Se proprio non riuscite ad accettare il fatto di dover leggere il
lungo monologo del Che, immaginate non sia lui, immaginate che sia una storia
inventata, in un secolo mai esistito, convincetevi di una grande finzione e poi
lasciatevi coinvolgere dal ritmo della narrazione.
Scritto nel 1966, il racconto è caratterizzato da una trama piuttosto esile: dal battesimo del fuoco di Che Guevara dopo lo sbarco del Granma fino al ricongiungimento sulla Sierra con i compagni guidati da Fidel Castro. La narrazione è affidata allo stesso protagonista, le frasi seguono il ritmo dei suoi pensieri generando connessioni razionali e non, tradendo quel gusto per l’irrazionale quotidiano proprio di Cortazar. L’alternanza dei tempi verbali genera giochi preziosi, è lo stesso narratore a sottolinearlo: osservare il mondo che lo circonda riporta i pensieri a ricordi più o meno lontani ma così vividi da poter essere immaginati solo al presente. Ieri e l’oggi si fondono assieme alla paura del domani che attanaglia i sensi, e in questo continuo viaggiare nella mente del Che l’individualità dell’eroe non oscura l’epica collettiva della rivoluzione, perché l’obiettivo è uno ed è in nome di tutti, di qualcosa più grande, è nella volontà di garantire un mondo migliore al proprio figlio lontano in chissà quale angolo del reale, come ai figli di tutti.
Cortazar è un maestro nella narrazione
breve e non delude, mai. È facile individuare i punti del racconto mutuati da Passaggi di guerra rivoluzionaria , le memorie
di Che Guevara pubblicate per la prima volta nel 1963. Come sempre opera
Cortazar, la letteratura politica diventa letteratura politica creativa, a
quell’attendibilità storica si fonde il gusto per il romanzesco, per la
narrazione, per il racconto in prima persona. Tutto assume un carattere più
vivo, ascoltare qualcuno leggere ad alta voce quelle frasi tenendo gli occhi
chiusi lascia credere di avere al proprio fianco il protagonista che sfoga le
paure, remore e certezze come si fa in un momento di caos mentale per schiarire
le idee e ritrovare i fili del tempo e dell’azione. Così la storia diventa realtà,
scardinata dall’accademicità finalmente può essere goduta, gustata, letta.
Serena Mauriello
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