Non
sa più nulla – da Diario
d'Algeria, 1947.
Vittorio Sereni è prigioniero, la sua unica facoltà è pregare.
Fuori da quelle mura, è lo sbarco in Normandia: il 6 giugno 1944. Il
poeta si sente escluso da quel mondo in cui qualcosa sta accadendo, a
quella spiaggia può volgere solo un pensiero recluso nel purgatorio
della sua esistenza: egli è morto alla guerra e alla pace. Non c'è
musica d'angeli, ma una musica propria, di quel mondo tremendamente
vicino e tremendamente reale.
Jamie Wardley e Andy Moss, The fallen
Non
sa più nulla, è alto sulle ali
il
primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna.
Per
questo qualcuno stanotte
mi
toccava la spalla mormorando
di
pregar per l’Europa
mentre
la Nuova Armada
si
presentava alle coste di Francia.
Ho
risposto nel sonno: “È il vento,
il
vento che fa musiche bizzarre.
Ma
se tu fossi davvero
il
primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna
prega
tu se lo puoi, io sono morto
alla
guerra e alla pace.
Questa
è la musica ora:
delle
tende che sbattono sui pali.
Non
è musica d’angeli, è la mia
sola
musica e mi basta”.
Vittorio Sereni, nato a Luino, sul Lago Maggiore, nel 1913, ma ha trascorso la
sua adolescenza a Brescia e ha studiato a Milano nella facoltà di
Lettere e Filosofia. Il percorso di studi permise a Vittorio Sereni
di vivere all'interno di un grande fermento culturale, stringendo i
contatti con personaggi di spicco come Renato Gottuso, Luciano
Anceschi, Enzo Paci. Nel
1938 diviene redattore della rivista «Corrente di Vita Giovanile»
fondata da Ernesto Treccani.
Nel
1940 venne chiamato al fronte, il 24 luglio 1943 fu fatto prigioniero
con il suo reparto dagli Alleati sbarcati in forze in Sicilia. Fino
al 1945 trascorre il suo tempo in prigionia tra Algeria e Marocco
francese. Rientrato a Milano inizia la sua carriera nell'insegnamento
e allo stesso tempo lavora in qualità di redattore presso il
«Giornale di Mezzogiorno» di Lombardi ed entra nella redazione
della rivista «Rassegna d'Italia» di Solmi stringendo amicizia con
Saba. Per due anni lavora alla Pirelli e nel 1958 diviene direttore
editoriale per la Mondadori fino alla sua morte avvenuta nel 1983.
Rubrica a cura di Serena Mauriello
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