In quel silenzio sento venir voce,
che di te parla, dolce primo amore;
del tuo sorriso che mi fu feroce
inganno e fu anche l'ultimo dolore.
E mi ricordo del fuggire veloce,
dei nostri istanti al timido tepore,
mentre dicevo, piano, sottovoce,
di quanto amavo il chiaro tuo splendore:
la luce eri che nella notte incanta,
il brivido in cui l'anima sussulta.
Tu sei fuggita e sulla triste riva
sento morire quella mala pianta,
in me cresciuta, come fiamma occulta,
un caro male che dentro io sentiva.
Nasce ora al vento ed in perpetuo canta,
nel cielo immenso che nell'alto esulta,
l'ombra, che stelle manda alla deriva.
Maurizio Donte
Lirica vincitrice del secondo premio alla terza edizione del Concorso Internazionale "Memorial Guerino Cittadino"
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