Gaza, 2014 |
Sprofonderà l'odore acre dei tigli
Nella notte di pioggia. Sarà vano
Il tempo della gioia, la sua furia,
quel morso di fulmine che schianta.
Rimane appena aperta l'indolenza,
il ricordo d'un gesto, d'una sillaba,
ma come d'un volo lento d'uccelli
fra vapori di nebbia. E ancora attendi,
non so che cosa, mia sperduta; forse
un'ora che decida, che richiami
il principio o la fine: uguale sorte,
ormai. Qui nero il fumo degli incendi
secca ancora la gola. Se lo puoi,
dimentica quel sapore di zolfo
e la paura. Le parole ci stancano,
risalgono da un'acqua lapidata;
forse il cuore ci resta, forse il cuore.
Salvatore Quasimodo (Modica, 20 agosto 1901 - Napoli, 14 giugno 1968) fu un poeta italiano. Vinse il premio Nobel per la letteratura nel 1959.
Forse il cuore (da "Giorno dopo giorno", Mondadori 1947). "Cosa resta all'uomo dall'orrore della guerra? Dolcezza di fiele e un ermetismo necessario. L'animo che stride, la paura dal sapore di zolfo. La notte annerita dalle polveri che seccano la gola. Le parole sono un eco consumato e tutto, ormai, è stato. Non resterà nulla. O forse si: forse il cuore..
Rubrica a cura di Serena Mauriello
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