Una piccola premessa è necessaria: se Gadda amava un autore, quell'autore era Manzoni. Con i Promessi Sposi aveva un legame particolare, gli ultimi giorni prima della sua morte chiese ai suoi più cari amici – Arbasino, Citati, Roscioni – di leggerne alcuni passi al suo capezzale. Manzoni era per Gadda qualcosa di più di una semplice passione letteraria, era un
modello interpretativo del mondo, la figura di Don Abbondio era a lui più cara di quei suoi amici, profondamente vicina a se stesso. «Se si ripercorrono le numerosissime volte che Manzoni viene citato nelle pagine gaddiane – nei saggi, nei diari, nelle narrazioni – si comprende a fondo la presenza costante nella cultura e nell'immaginario dell'Ingegnere»1, letto e riletto durante tutto il corso della vita, il tratto del mondo di un uomo che parla agli uomini è, per l'autore del Pasticciaccio, imperniato intorno a un pensiero caldamente sociale, un messaggio profondo e necessario. Si assiste a quella che Contini definì una «gaddizzazione di Manzoni»2. Detto questo, è ben facile comprendere come per Gadda una critica al Manzoni, superiore a ogni grande maestro della letteratura italiana, era colta con lo stesso risentimento di una critica a se stesso.
Terminata
la prima premessa, siamo pronti per farne un'altra. Gadda e
Moravia hanno quattordici anni di differenza. Nonostante la
differenza d'età, bisogna ricordarsi che il debutto del primo
avvenne piuttosto tardivamente. Nel 1929 – dopo mille peripezie –
Moravia debutta con Gli indifferenti con
l'editore Alpes, passano due anni e il
primo pubblica La Madonna dei filosofi sulla
rivista fiorentina «Solaria». Letterariamente parlando,
Gadda e Moravia hanno la stessa età. Ed entrambi descrivono Roma
dopo aver letto Belli con una linea interpretativa di un realismo che
non sia neorealismo.
Ultima postilla: è il 1952, Gadda
scrive a Contini una lettera in cui parlando di Moravia afferma:
«bisogna dire che il suo cervello è quello di un autentico
deficiente: e che la spondilite e l'erdolue gli è arrivata
all'ipòfisi, o pituita». Delicatissimo come sempre, Carlo Emilio.
Arriviamo al dunque. Nel 1960,
Moravia cura l'introduzione all'edizione dei Promessi Sposi di
Einaudi per la collana «Millenni» con un saggio dal titolo
Alessandro Manzoni o l'ipotesi di un realismo cattolico.
Secondo Moravia, il romanzo manzoniano ha un impianto edificante
accomunabile alla narrativa del realismo socialista poiché legato a
un intento propagandistico e ideologico, «una tale letteratura, sia
a ideologia religiosa che a ideologia comunista, è sempre
conservatrice sul piano politico, sociale e culturale. La
dimostrazione dell'impianto propagandistico di Manzoni è data prima
di tutto dalla scelta, secondo Moravia per nulla neutrale, del XVII
secolo come ambientazione storica del suo romanzo, perché il
Seicento controriformista è il periodo in cui il cattolicesimo ha
maggiormente permeato le istituzioni e la società italiana»3.
Insomma, sembra che per Moravia ci sia ben poco da salvare. Il
realismo di Manzoni è un realismo fittizio e mediato da un
interesse, Manzoni è prono alle esigenze concettuali del
cattolicesimo romano ottocentesco4.
Gadda rabbrividisce, sgrana gli occhi e
prende la penna in mano. È un oltraggio inaudito. Così non si
lascia scappare l'occasione quando comincia la sua – sporadica –
collaborazione per «Il Giorno» e il 25 luglio dello stesso anno
dell'edizione einaudiana esordisce con Manzoni diviso in tre dal
bisturi di Moravia. Finemente,
Gadda distrugge Moravia, lo deride con misura per il suo approccio
razionalistico, quello di un giudice «sicuro della propria
direzione, non altrettanto della validità delle prove addotte».
Insomma, Moravia sa dove deve andare, ma non sa quel che dice. È
accusato di antistoricismo. Per ultimo obietta: non è un romanzo
decadente, è drammatico.
Moravia
ne esce più a pezzi di quel Manzoni che aveva operato con tanta
acribia, Gadda, dall'alto del suo ruolo nell'ambiente letterario
italiano in quegli anni, più saldo che mai. Quella che si va a
delineare, però, è una doppia linea di approccio al romanzo
manzoniano che avrebbe diviso i suoi fruitori nei decenni a venire,
fino ad oggi.
Serena Mauriello
1
Giorgio Patrizi, Gadda,
Roma, Salerno Editrice, 2014, p.
76.
2
Gianfranco Contini, Quarant'anni di amicizia. Scritti su Carlo
Emilio Gadda (1934-88), Torino,
Einaudi, 1989, p. 70.
3
Mauro Bersani, Gadda contro Moravia: la polemica sui Promessi
Sposi, in Atlante
della letteratura italiana, a
cura di Sergio Luzzato e Gabriele Pedullà, vol. III, p. 828.
4
Cfr. Giancarlo
Alfano, Rughe,
lame e tenebre nel cuore. Gadda legge Moravia (1945-1950),
«The Edinburgh Journal of Gadda Studies» 7, 2011.
Nessun commento:
Posta un commento
Se ti piace il modo in cui parliamo del mondo... SHARE!
Alcune delle foto presenti su questo blog potrebbero esser prese da internet. In caso ne rivendicassi il copyright, invia una mail a tutumversi@gmail.com e saranno immediatamente rimosse :)
SI ai suggerimenti, NO agli insulti.
Buon viaggio lettore!