martedì 17 marzo 2015

[Itinerari Letterari] - Le risse degli intellettuali #2: Gadda VS Moravia sul corpo di Manzoni


 Una piccola premessa è necessaria: se Gadda amava un autore, quell'autore era Manzoni. Con i Promessi Sposi aveva un legame particolare, gli ultimi giorni prima della sua morte chiese ai suoi più cari amici – Arbasino, Citati, Roscioni – di leggerne alcuni passi al suo capezzale. Manzoni era per Gadda qualcosa di più di una semplice passione letteraria, era un
modello interpretativo del mondo, la figura di Don Abbondio era a lui più cara di quei suoi amici, profondamente vicina a se stesso. «Se si ripercorrono le numerosissime volte che Manzoni viene citato nelle pagine gaddiane – nei saggi, nei diari, nelle narrazioni – si comprende a fondo la presenza costante nella cultura e nell'immaginario dell'Ingegnere»1, letto e riletto durante tutto il corso della vita, il tratto del mondo di un uomo che parla agli uomini è, per l'autore del Pasticciaccio, imperniato intorno a un pensiero caldamente sociale, un messaggio profondo e necessario. Si assiste a quella che Contini definì una «gaddizzazione di Manzoni»2. Detto questo, è ben facile comprendere come per Gadda una critica al Manzoni, superiore a ogni grande maestro della letteratura italiana, era colta con lo stesso risentimento di una critica a se stesso.  
Terminata la prima premessa, siamo pronti per farne un'altra. Gadda e Moravia hanno quattordici anni di differenza. Nonostante la differenza d'età, bisogna ricordarsi che il debutto del primo avvenne piuttosto tardivamente. Nel 1929 – dopo mille peripezie – Moravia debutta con Gli indifferenti con l'editore Alpes, passano due anni e il primo pubblica La Madonna dei filosofi sulla rivista fiorentina «Solaria». Letterariamente parlando, Gadda e Moravia hanno la stessa età. Ed entrambi descrivono Roma dopo aver letto Belli con una linea interpretativa di un realismo che non sia neorealismo.
Ultima postilla: è il 1952, Gadda scrive a Contini una lettera in cui parlando di Moravia afferma: «bisogna dire che il suo cervello è quello di un autentico deficiente: e che la spondilite e l'erdolue gli è arrivata all'ipòfisi, o pituita». Delicatissimo come sempre, Carlo Emilio. 
Arriviamo al dunque. Nel 1960, Moravia cura l'introduzione all'edizione dei Promessi Sposi di Einaudi per la collana «Millenni» con un saggio dal titolo Alessandro Manzoni o l'ipotesi di un realismo cattolico. Secondo Moravia, il romanzo manzoniano ha un impianto edificante accomunabile alla narrativa del realismo socialista poiché legato a un intento propagandistico e ideologico, «una tale letteratura, sia a ideologia religiosa che a ideologia comunista, è sempre conservatrice sul piano politico, sociale e culturale. La dimostrazione dell'impianto propagandistico di Manzoni è data prima di tutto dalla scelta, secondo Moravia per nulla neutrale, del XVII secolo come ambientazione storica del suo romanzo, perché il Seicento controriformista è il periodo in cui il cattolicesimo ha maggiormente permeato le istituzioni e la società italiana»3. Insomma, sembra che per Moravia ci sia ben poco da salvare. Il realismo di Manzoni è un realismo fittizio e mediato da un interesse, Manzoni è prono alle esigenze concettuali del cattolicesimo romano ottocentesco4.
Gadda rabbrividisce, sgrana gli occhi e prende la penna in mano. È un oltraggio inaudito. Così non si lascia scappare l'occasione quando comincia la sua – sporadica – collaborazione per «Il Giorno» e il 25 luglio dello stesso anno dell'edizione einaudiana esordisce con Manzoni diviso in tre dal bisturi di Moravia. Finemente, Gadda distrugge Moravia, lo deride con misura per il suo approccio razionalistico, quello di un giudice «sicuro della propria direzione, non altrettanto della validità delle prove addotte». Insomma, Moravia sa dove deve andare, ma non sa quel che dice. È accusato di antistoricismo. Per ultimo obietta: non è un romanzo decadente, è drammatico.
Moravia ne esce più a pezzi di quel Manzoni che aveva operato con tanta acribia, Gadda, dall'alto del suo ruolo nell'ambiente letterario italiano in quegli anni, più saldo che mai. Quella che si va a delineare, però, è una doppia linea di approccio al romanzo manzoniano che avrebbe diviso i suoi fruitori nei decenni a venire, fino ad oggi.

Serena Mauriello

1 Giorgio Patrizi, Gadda, Roma, Salerno Editrice, 2014, p. 76.
2 Gianfranco Contini, Quarant'anni di amicizia. Scritti su Carlo Emilio Gadda (1934-88), Torino, Einaudi, 1989, p. 70.
3 Mauro Bersani, Gadda contro Moravia: la polemica sui Promessi Sposi, in Atlante della letteratura italiana, a cura di Sergio Luzzato e Gabriele Pedullà, vol. III, p. 828.
4 Cfr. Giancarlo Alfano, Rughe, lame e tenebre nel cuore. Gadda legge Moravia (1945-1950), «The Edinburgh Journal of Gadda Studies» 7, 2011.

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