Filippo Tommaso Marinetti: opere, persone, dinamismo... Parole in libertà.
Elio Luxardo, Ritratto di Marinetti, 1935 |
Marinetti è il dinamismo, e un carattere così connotato non poteva che iniziare il suo percorso culturale all'insegna dell'internazionalità. E' il 1898 quando inizia
la sua prima collaborazione letteraria: sulla rivista Antologie Revue viene pubblicato il poemetto in versi Les Vieux Marins, premiato al concorso dei Semedis Populaires di Sarah Bernhardt dai direttori Catulle Mandès e Gustave Kahn. E' solo l'inizio di una lunga parabola che lo vedrà protagonista degli ambienti culturali di tutta Europa a partire da Parigi, simbolo e centro dell'innovazione artistica nel vecchio continente. Così, grazie alla sua personalità magnetica e alla sua capacità gestionale, Marinetti riesce a espande la sua visione in tutti i campi dell'arte tramite un folto, aggressivo, anarchico, irriverente gruppo di artisti di ogni genere. Russolo, Carrà, Boccioni, Severini lo seguono nelle sue tournée, per distruggere l'arcaico del mondo sotto i getti del napalm delle parole in libertà. Insieme ai versi, alle parole, che esplodono sulle pagine distruggendo la canonica certezza della spazialità della poesia, Marinetti distrugge le certezze dell'uomo del Novecento, quel secolo che corre veloce verso il domani, quel secolo che appena iniziato sembra non veder l'ora di finire.
Marinetti, Boccioni, Carrà, Russolo, Sintesi futurista della guerra, 20 settembre 1914 |
All'automobile da corsa
Filippo Tommaso Marinetti, 1908
Veemente dio d’una razza d’acciaio,
Automobile ebbrrra di spazio,
che scalpiti e frrremi d’angoscia
rodendo il morso con striduli denti... 5Formidabile mostro giapponese,
dagli occhi di fucina,
nutrito di fiamma
e d’olî minerali,
avido d’orizzonti e di prede siderali... 10io scateno il tuo cuore che tonfa diabolicamente,
scateno i tuoi giganteschi pneumatici,
per la danza che tu sai danzare
via per le bianche strade di tutto il mondo!...
Allento finalmente 15le tue metalliche redini,
e tu con voluttà ti slanci
nell’Infinito liberatore!
All’abbaiare della tua grande voce
ecco il sol che tramonta inseguirti veloce 20accelerando il suo sanguinolento
palpito, all’orizzonte...
Guarda, come galoppa, in fondo ai boschi, laggiù!
Che importa, mio dèmone bello?
Io sono in tua balìa!... Prrrendimi! Prrrendimi! 25Sulla terra assordata, benché tutta vibri
d’echi loquaci;
sotto il cielo accecato, benché folto di stelle,
io vado esasperando la mia febbre
ed il mio desiderio, 30scudisciandoli a gran colpi di spada.
E a quando a quando alzo il capo
per sentirmi sul collo
in soffice stretta le braccia
folli del vento, vellutate e freschissime... 35Sono tue quelle braccia ammalianti e lontane
che mi attirano, e il vento
non è che il tuo alito d’abisso,
o Infinito senza fondo che con gioia m’assorbi!
Ah! ah! vedo a un tratto mulini 40neri, dinoccolati,
che sembran correr su l’ali
di tela vertebrata
come su gambe prolisse...
Ora le montagne già stanno per gettare 45sulla mia fuga mantelli di sonnolenta frescura,
là, a quella svolta bieca.
Montagne! Mammut, in mostruosa mandra,
che pesanti trottate, inarcando
le vostre immense groppe, 50eccovi superate, eccovi avvolte
dalla grigia matassa delle nebbie!...
E odo il vago echeggiante rumore
che sulle strade stampano
i favolosi stivali da sette leghe 55dei vostri piedi colossali...
O montagne dai freschi mantelli turchini!...
O bei fiumi che respirate
beatamente al chiaro di luna!
O tenebrose pianure!... Io vi sorpasso a galoppo 60su questo mio mostro impazzito!
Stelle! mie stelle! l’udite
il precipitar dei suoi passi?...
Udite voi la sua voce, cui la collera spacca...
la sua voce scoppiante, che abbaia, che abbaia... 65e il tuonar de’ suoi ferrei polmoni
crrrrollanti a prrrrecipizio
interrrrminabilmente?...
Accetto la sfida, o mie stelle!...
Più presto!... Ancora più presto!... 70E senza posa, né riposo!...
Molla i freni! Non puoi?
Schiàntali, dunque,
che il polso del motore centuplichi i tuoi slanci!
Urrrrà! Non più contatti con questa terra immonda! 75Io me ne stacco alfine, ed agilmente volo
sull’inebriante fiume degli astri
che si gonfia in piena nel gran letto celeste!
che scalpiti e frrremi d’angoscia
rodendo il morso con striduli denti... 5Formidabile mostro giapponese,
dagli occhi di fucina,
nutrito di fiamma
e d’olî minerali,
avido d’orizzonti e di prede siderali... 10io scateno il tuo cuore che tonfa diabolicamente,
scateno i tuoi giganteschi pneumatici,
per la danza che tu sai danzare
via per le bianche strade di tutto il mondo!...
Allento finalmente 15le tue metalliche redini,
e tu con voluttà ti slanci
nell’Infinito liberatore!
All’abbaiare della tua grande voce
ecco il sol che tramonta inseguirti veloce 20accelerando il suo sanguinolento
palpito, all’orizzonte...
Guarda, come galoppa, in fondo ai boschi, laggiù!
Che importa, mio dèmone bello?
Io sono in tua balìa!... Prrrendimi! Prrrendimi! 25Sulla terra assordata, benché tutta vibri
d’echi loquaci;
sotto il cielo accecato, benché folto di stelle,
io vado esasperando la mia febbre
ed il mio desiderio, 30scudisciandoli a gran colpi di spada.
E a quando a quando alzo il capo
per sentirmi sul collo
in soffice stretta le braccia
folli del vento, vellutate e freschissime... 35Sono tue quelle braccia ammalianti e lontane
che mi attirano, e il vento
non è che il tuo alito d’abisso,
o Infinito senza fondo che con gioia m’assorbi!
Ah! ah! vedo a un tratto mulini 40neri, dinoccolati,
che sembran correr su l’ali
di tela vertebrata
come su gambe prolisse...
Ora le montagne già stanno per gettare 45sulla mia fuga mantelli di sonnolenta frescura,
là, a quella svolta bieca.
Montagne! Mammut, in mostruosa mandra,
che pesanti trottate, inarcando
le vostre immense groppe, 50eccovi superate, eccovi avvolte
dalla grigia matassa delle nebbie!...
E odo il vago echeggiante rumore
che sulle strade stampano
i favolosi stivali da sette leghe 55dei vostri piedi colossali...
O montagne dai freschi mantelli turchini!...
O bei fiumi che respirate
beatamente al chiaro di luna!
O tenebrose pianure!... Io vi sorpasso a galoppo 60su questo mio mostro impazzito!
Stelle! mie stelle! l’udite
il precipitar dei suoi passi?...
Udite voi la sua voce, cui la collera spacca...
la sua voce scoppiante, che abbaia, che abbaia... 65e il tuonar de’ suoi ferrei polmoni
crrrrollanti a prrrrecipizio
interrrrminabilmente?...
Accetto la sfida, o mie stelle!...
Più presto!... Ancora più presto!... 70E senza posa, né riposo!...
Molla i freni! Non puoi?
Schiàntali, dunque,
che il polso del motore centuplichi i tuoi slanci!
Urrrrà! Non più contatti con questa terra immonda! 75Io me ne stacco alfine, ed agilmente volo
sull’inebriante fiume degli astri
che si gonfia in piena nel gran letto celeste!
Filippo Tommaso Marinetti declama
Zang Tumb Tumb
(1912)
A cura di Serena M.
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