Nel 1829 Venezia fu dichiarata porto franco da Francesco Augusto I, l'elìte culturale rispose con un tripudio di scritti. Si tratta di testi in italiano, volgare veneziano e latino, redatti nelle più varie forme metriche (nell'elenco si annoverano epigrammi, odi, sonetti, madrigali, dialoghi, anacreontiche...), di eterogeneo valore letterario e nella maggior parte anonimi. Il signore lombardo Pietro Milesi li raccolse in un'edizione stampata ad Alvisopoli in quella che definì un semplice opuscoletto, una delle sue piccole tipografiche imprese.
Madrigale
del conte Domenico Morosini
del conte Domenico Morosini
Miracolo non fu, Vinegia amata,
Se da un'infanzia gracile e mal ferma
Fosti a somma grandezza, un giorno, alzata
Ma la tua vecchiaia inferma
Ricondurre a viril stato robusto
Sol lo poteva AUGUSTO.
Sonetto
Dell'Adria il Genio, che sorge con Elia,
Spenta la face e rovesciato il Corno,
Gemer fu visto all'Isoletta intorno,
U' stretto lo tenea sorte rubella.
E quando fie, dicea, che di novella
Luce, o Vinegia, tu mi vegga adorno,
La prisca età che ti fe' ricca e bella?
Disse; e dall'onda altero il capo estolle
Nettun, che sul tridente avea lo scritto:
(Eran perle le note) "Augusto il volle ''
Sfavilla il Genio, e cupido al tragitto
Varca, spiccando dallo scettro molle,
L'aureo destin a' figli suoi prescritto.
Anacreontica
Gli Dei ti posero
Vinegia mia,
E ti difendono
Da sorte ria.
Fosti un dì celebre
Dominatrice;
Nuovo or ti donano
Desrin felice.
Il Re magnanimo che ti governa,
Nel cui sen chiudesi
Alma paterna,
Ti dice: asciugati
Le meste ciglia
Ritorna al giubilo,
T'amo qual figlia.
Se da un'infanzia gracile e mal ferma
Fosti a somma grandezza, un giorno, alzata
Ma la tua vecchiaia inferma
Ricondurre a viril stato robusto
Sol lo poteva AUGUSTO.
Sonetto
Dell'Adria il Genio, che sorge con Elia,
Spenta la face e rovesciato il Corno,
Gemer fu visto all'Isoletta intorno,
U' stretto lo tenea sorte rubella.
E quando fie, dicea, che di novella
Luce, o Vinegia, tu mi vegga adorno,
La prisca età che ti fe' ricca e bella?
Disse; e dall'onda altero il capo estolle
Nettun, che sul tridente avea lo scritto:
(Eran perle le note) "Augusto il volle ''
Sfavilla il Genio, e cupido al tragitto
Varca, spiccando dallo scettro molle,
L'aureo destin a' figli suoi prescritto.
Anacreontica
Gli Dei ti posero
Vinegia mia,
E ti difendono
Da sorte ria.
Fosti un dì celebre
Dominatrice;
Nuovo or ti donano
Desrin felice.
Il Re magnanimo che ti governa,
Nel cui sen chiudesi
Alma paterna,
Ti dice: asciugati
Le meste ciglia
Ritorna al giubilo,
T'amo qual figlia.
A cura di Serena Mauriello
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