Da Caravaggio a Rembrandt per scoprire l'importanza di copie e imitazioni all'interno del mondo dell'arte, la mitizzazione dei suoi protagonisti e imparare a cambiare il proprio punto di vista.
Il ritrovamento nel 2014 di un’altra Maddalena in estasi di Caravaggio –
l’ottava – aprì un grande dibattito nel mondo dell’arte. Ma Mina Gregori,
allieva di Roberto Longhi nonché massima esperta vivente di Caravaggio,
dichiarò con assoluta certezza che quest’opera fosse quella autentica.
A due anni di distanza il quadro è ora in
mostra: la famiglia europea proprietaria – che ha scelto l’anonimato per
proteggere la collezione – ha deciso di
prestarla al Giappone per la più grande esposizione sull’artista mai organizzata fuori dal nostro paese “Caravaggio e il suo tempo: amici, rivali e nemici”, che si terrà al National Museum of Western Art di Tokyo dal 1 Marzo al 12 Giugno 2016.
prestarla al Giappone per la più grande esposizione sull’artista mai organizzata fuori dal nostro paese “Caravaggio e il suo tempo: amici, rivali e nemici”, che si terrà al National Museum of Western Art di Tokyo dal 1 Marzo al 12 Giugno 2016.
I bari di Caravaggio, opera già copiata |
Il discorso che mi preme affrontare non è tanto
l’attendibilità
o meno di tale tesi, ma l’importanza di copie e imitazioni, pratiche diverse e
vivissime soprattutto nelle botteghe del 1600, spesso sconosciute alla maggior
parte del pubblico.
Vi siete mai chiesti perché – per gli
estranei al settore – i massimi artisti mondiali si riducono a cinque, massimo
dieci nomi?
Copie e imitazioni hanno in questa scalata
verso la popolarità una funzione primaria.
La tendenza a proporre improbabili
attribuzioni grandiose cambiando il valore di un quadro per ragioni di mercato
è all’ordine del giorno. Ma a discapito di come possa sembrare, sono copie e
imitazioni che ci hanno permesso di conoscere la grandezza di molti artisti e
non gli originali.
Il cavaliere polacco (Ritenuto a lungo di Rembrandt, invece opera dell'allievo W. Drost) |
David suona davanti a Saul (ritenuto per anni di Rembrandt, invece sarebbe opera di un allievo) |
Autoritratto, Rembrandt |
Un altro artista di notevole fama, che
operava in questo senso era Rembrandt.
A Rembrandt sono stati attribuiti nel
corso dei secoli un migliaio di dipinti, che negli anni sono scesi a 630, 420 e
secondo le attuali indagini del “Progetto di ricerca Rembrandt” in corso ad
Amsterdam la cifra è ancora da ridimensionare.
Il numero delle opere degli allievi,
fedeli o meno, che producevano all’interno delle botteghe dei grandi del 1600 (Caravaggio,
Rembrandt, Velázquez, Vermeer, Rubens…) lontano dal rappresentare un’invasione
dannosa alle operazioni di mercato tanto incidenti nel mondo attuale, si
consacra invece cruciale per il mantenimento delle botteghe stesse e per la
diffusione delle proprie modalità pittoriche. Il fenomeno e la popolarità di
questi artisti e dei loro modi non convenzionali di fare arte sono vincolati a
copisti, imitatori e persino falsari molto più di quanto ci venga permesso di credere.
La mitizzazione di un personaggio, della personalità egocentrica dell’uno già presente nel passato, diventa palese e viva nel presente, in cui l’informazione tenta di costruire un comodo – in quanto isolato e più soggetto alla paura e alla rabbia – ideale di umanità individualista e solipsistico.
Opera di Gerrit Dou, allievo di Rembrandt |
La mitizzazione di un personaggio, della personalità egocentrica dell’uno già presente nel passato, diventa palese e viva nel presente, in cui l’informazione tenta di costruire un comodo – in quanto isolato e più soggetto alla paura e alla rabbia – ideale di umanità individualista e solipsistico.
Cambiare il proprio punto di vista
permette così di allargare lo sguardo a realtà nascoste, che richiedono una
cautela nuova e doverosa nei confronti di quei grandi nomi che hanno talvolta
oscurato intere generazioni di artisti altrettanto talentuosi.
Greta Plaitano
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