venerdì 27 marzo 2015

[NarrAzioni ] - Nasce "Graphic News", e il fumetto si incrocia col giornalismo


 Il giornalista del ventunesimo secolo è costretto a fare i conti con un mondo vario, relativo, continuamente soggetto a narrazioni e veloce come mai lo è stato nella storia. Gli strumenti che può usare per raccontare la realtà che lo circonda, però, si sono a dir poco moltiplicati. Ed è da questa varietà che spesso nascono le vie più affascinanti e creative di fare newsmaking.

Su una scia che sembra prendere le mosse da Zerocalcare e in una forma di divulgazione che pare simile a quella adottata dall’eroina in hijab Qahera, un gruppo di giornalisti e disegnatori con sede a Bologna lancia oggi un modo di fare giornalismo del tutto nuovo in Italia. Intraprende una via che è frutto di un anno di lavoro, riflessioni, prove. Lancia ai milioni di possibili lettori del web un punto di partenza per storie che, a partire dal legame che hanno con i loro autori, proveranno a raccontare cultura, news, economia, scienze e sport attraverso l’arte del fumetto. Nasce Graphic News.

Gli autori con cui si comincia sono sei, e ognuno di loro ha realizzato per il lancio del sito una storia che lo coinvolgesse e appassionasse: “Da loro abbiamo ricevuto idee  -  spiegano gli ideatori – a loro abbiamo proposto idee. Gli abbiamo chiesto di recarsi sui posti che avrebbero poi disegnato, di parlare con le persone, di studiare a fondo un argomento o un personaggio. In poche parole insieme a loro abbiamo creato il nucleo di quella che pensiamo sia a tutti gli effetti una redazione”. 

Il lancio della piccola “testata” avviene oggi, e comincia il suo tragitto con ben nove storie che attraversano temi delicati, spesso poco affrontati. Che si prestano al disegno proprio per la prudenza di cui necessitano nell’essere riportati.

La prima, prodotta dalla fumettista Francesca Zoni, si chiama “Povere Veneri” e raccoglie le parole delle prostitute delle strade di Bologna. La disegnatrice si è letteralmente “infiltrata” nel loro mondo per raccoglierne criticità e caratteristiche, ed ha restituito ai lettori una storia trattata con “estrema delicatezza: senza mostrare i loro volti ma usando il disegno per raccontare la loro condizione”.
“Gli ultimi manicomi”, di Emanuele Racca, si apre invece come una sorta di introduzione al tema degli ospedali psichiatrici giudiziari: luoghi che si pongono in una posizione per così dire “ibrida” (tra il manicomio e il carcere) e che il governo ha promesso di chiudere entro la fine di questo mese. Il disegnatore ne ha sviscerato l’evoluzione nel tempo, e attraverso il disegno ha provato a raccontare il modo in qui questi sono nati e cambiati gettando anche un  occhio sulla campagna “Stop Opg”.

Poi la narrazione culturale: con “Ercolano, USA”, la fumettista Cristina Portolano si è cimentata nella prima trasferta redazionale per raggiungere i piedi del Vesuvio, dove gli scavi di Ercolano, ben mantenuti da una fondazione statunitense, non lasciano trasparire i problemi che vivono gli abitanti della zona.
Dall’underground, poi, si passa alla narrazione della realtà che ci circonda in maniera più trasparente: a ritrarla è Giulia Sagramola, che con la storia “Giovani, carini e tartassati” ha messo in luce il complesso tema del fisco e delle partite Iva per i giovani di oggi, raccontando le verità dell’associazione dei freelance Acta.

Le altre storie che appartengono al lancio di Graphic News si articolano tra il racconto di fatti per così dire scientifici, come i disturbi legati al sonno (raccontati da Pietro Scarnera); storie di Ultras che mettono su squadre di terza categoria (di Brochendors Brothers), e esperimenti come quello di Marco Garofalo, in cui si prova a metter su quella che potrebbe essere un’intervista a fumetti montando frasi e poesie di Charles Bukowski, “da cui secondo noi emerge tutta la disperata vitalità dello scrittore americano”. 
Infine, la prima rubrica che punta all’internazionalizzazione del lavoro di questa ancor piccola redazione: “Gaza Start”, introdotta da Gianluca Costantini con l’obiettivo di riportare su Graphic News alcuni disegni che nascono dal progetto “Political Comics”.

Secondo i realizzatori del progetto, queste nove storie rappresentano le varie direzioni su cui si muoverà la testata a partire dalle prossime pubblicazioni: l’esperimento vuole unire in questa rinnovata modalità di fare storytelling non solo reportage, “ma anche opinioni, rubriche, infografiche, tutte realizzate a partire dal linguaggio del fumetto”.
Graphic News nasce dalle menti di Pequod, cooperativa di 4 ragazzi tutti provenienti dal mondo del fumetto, del giornalismo e della comunicazione, e dall’Associazione Miranda di Ravenna, che da anni rappresenta un importante punto di snodo per i disegnatori da tutto il mondo. L’occasione per i ragazzi di realizzare quello che oggi è il sito, però, nasce dalla vittoria del bando “Culturability- fare insieme” della cooperativa della Fondazione Unipolis, destinato agli under 35 che vogliano sviluppare un’impresa nel settore culturale e creativo.
“L’obiettivo – spiega il fumettista Pietro Scarnera a Redattore Sociale – era quello di creare fumetti che fossero adatti a essere letti su web, attarverso tablet e smartphone. E abbiamo scelto due formati di lettura, le slide e lo scroll”.

In molti parlano di come il mondo di fare informazione stia cambiando e di come i suoi mezzi, soprattutto grazie ai nuovi formati del web, si stiano completamente rinnovando. Il punto di forza di Graphic News, a mio avviso, è la possibilità che questo apre anche ai più giovani e “disattenti” di conoscere temi delicati come quello della prostituzione, del sociale e della politica internazionale. Ma anche, allo stesso tempo, l’universalità del target a cui può essere rivolto.

L’obiettivo dei creatori è quello di metter su nel tempo un vero e proprio gruppo redazionale. Si cercano autori e collaboratori, ma anche persone che abbiano storie interessanti da raccontare. L’auspicio è quello di riuscire ad aggiornare il sito almeno una volta a settimana, e intanto si parte con le prime nove storie, con la prima dimostrazione di come questo “dialetto ibrido” del fare giornalismo possa agire e interagire con l’astratta figura del lettore del web.



Giulia Capozzi
@Giulscapozzi


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