venerdì 31 ottobre 2014

Porno Scorrect by G. Domizi - "Per Te"


Per Te - Se dovessi chiosare quello che spesso scrivo, scriverei: "Quello che gli uomini non dicono" ... e non per inversione del canto che Mannoia, ma con riferimento ad una bella serie televisiva di qualche anno fa, purtroppo semi-irreperibile (mi pare). Eh, sì! ... noi uomini pensiamo spesso cose indicibili ed anche improponibili. Io le canto.




Per te che vai con le spalline scese,
sostando nell'androne dei negozi,
non sai quanto ci piace d'esser rozzi,
pensando: "Chissà quanti n'avrà presi!".

Di neri indistinguibili dai diesis,
di bianchi larghi come canne mozze,
se resti insoddisfatta della dose,
te ne darò che basti qualche mese.

PornoScorrect, Gianfranco Domizi

giovedì 30 ottobre 2014

Incivil Metrica d'Amore - "Sporcizia"

Sporcizia - Tregua non è sinonimo di perdono. E indifferenza, allo stesso tempo, non lo è di rancore. Porre un muro tra sé e qualcun altro, spesso, tradisce una forma di amore mista alla paura di non riuscire a dimenticare. Di non riuscire a gettare via quella che è "solo" vecchia sporcizia.


Distacco, Giscam



Tu lamenti che non c’è parola
a unir le nostre vite. Che non c’è
guisa di vederti perdonata.
Ma le memorie mie non son svanite:
non m’è bastato averti abbandonata.

E non mi basta neanche l’amicizia
In questo amore,
ch’è tanto piccolo e dimenticato.
Poiché lì in fondo, giù, dentro al mio cuore,
ci sopravvive un mondo ch’è obliato.
Ch’è sporcizia.

JungleGiuls, Incivil Metrica d'Amore

mercoledì 29 ottobre 2014

AsSaggi di Letteratura di S. Mauriello: Esser belle nel Seicento, la donna marinista


«Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace» dice un detto popolare, e mai fu più vero come nel '600.
Facendo una cernita letteraria delle donne che per secoli hanno affollato i versi dei poeti italiani fino alla fine del Cinquecento, il panorama estetico si può definire piuttosto monotonale, oltre che monocromatico. I capelli della dolce Laura erano d'oro scompigliati dal vento, e che ritratto aveva creato Dante per la sua Beatrice? «Le sue chiome erano crespe e bionde, con un adornamento di perle […] spaziosa avea la fronte; amorosa la bocca; diritto il naso; il labbro sottile; il mento breve, fesso; tondeggiante, svelta e bianca la gola; l'impostatura sul collo perfetta e il portamento sul tronco accompagnato da alcuna alterezza», ha risposto per noi nel 1832 Melchior Missirini nel suo Dell'Amor di Dante Alighieri e del ritratto di Beatrice Portinari. A vincere il premio del più imitato del Cinquecento è tuttavia Petrarca grazie al successo inaudito delle Prose della volgar lingua bembiane che lo sancirono come canone, tuttavia il panorama della bellezza muliebre non sarebbe mutato di molto se il grammatico veneto avesse scelto l'Alighieri come prediletto. Sembra quasi che le donne del passato fossero tutte uguali, anche senza l'uso della chirurgia estetica.

Poi arriva Marino e succede qualcosa. La poesia cambia, la retorica muta, le immagini si fanno ardite. Il Seicento è il barocco, è artificio retorico, è il molteplice. È l'amore per la metafora, il gusto per il saper concludere un sonetto con una tensione sensibile che sappia esplodere sul finale. Uno schiaffo al passato per rivolgersi a tutto ciò che non è mai stato. Marino dal petrarchismo è lontano anni luce e lo afferma esplicitamente presentandosi come padre della nuova poesia. Come ricordano Cudini e Conrieri nel loro Manuale non scolastico di letteratura italiana il processo moltiplicativo investe anche l'aerea erotica: l'immagine di una giovane dalle fattezze perfettamente equilibrate, dal volto divinamente simmetrico incorniciato con in una chioma aurea, si diffrange in una serie di belle dalla differente figura.
Differente, tuttavia, è dir poco.
Il campionario della bellezza marinista accoglie ogni tipo di donna, senza indiscrezioni.
E finalmente le donne non sono più bionde.
Eccole, una dopo l'altra, la bella pidocchiosa, la bella zoppa, la bella con gli occhiali (sarà nato proprio nel Seicento il fascino della segretaria?), la bella nana, la bella gobba, la bella mendica, la bella spiritata, la bella a cui manca un dente, e la più sensuale di tutte: la bella con la pulce sulle poppe. L'elenco potrebbe continuare ancora, ma fermiamoci qui per il momento. I marinisti le amano tutte, e senza farsi troppi problemi godono di ogni loro difetto perché è proprio esso a rendere la loro bellezza unica e diversa dalle altre.

Io ora vi lascio in compagnia di due bellezze seicentesche, e già che ci sono posso posticipare l'appuntamento dal parrucchiere di una settimana.


Giuseppe Artale, Pulce sulle poppe di bella donna

Picciola instabil macchia, ecco, vivente
in sen d'argento alimentare e grato;
e posa ove il sol fisso è geminato
brieve un'ombra palpabile' e pungente.

Lieve d'ebeno star fera mordente
fra nevosi sentier veggio in aguato,
e un antipodo nero abbreviato
d'un picciol mondo, e quasi niente un ente.

Pulce, volatil neo d'almo candore,
che indivisibil corpo hai per ischermo,
fatto etïopo un atomo d'amore;

tu sei, di questo cor basso ed infermo
per far prolisso il duol, lungo il languore,
de' periodi miei punto non fermo.


Giovan Leone Sempronio, La bella zoppa

Move zoppa gentil piede ineguale,
cui ogn’altra è ineguale in esser bella;
e così zoppa ancor del dio che ha l’ale
sa le alate fuggir auree quadrella.

Tal forse era Euridice, e forse tale
era Venere a l’hor che a questa e a quella
morse il candido pie’ serpe mortale,
punse il candido pie’ spina ribella.

Consolisi Vulcan; ché se talora
mosse il suo zoppicar Venere a riso,
oggi sa zoppicar Venere ancora.

E certo questa dea, se il ver m’avviso,
solo il tenero pie’ si torse a l’ora
ch’ella precipitò dal paradiso.



Serena Mauriello

martedì 28 ottobre 2014

Maestra Poesia - Penna, Io vivere vorrei addormentato

               




Io vivere vorrei addormentato pubblicata nel 1939 in chiusura della raccolta Poesie, il distico di endecasillabi non rimati di Sandro Penna è una scelta di vita, non una resa alla vita. Immediata e breve folgorazione: ritrovare nelle pieghe della vita la sobrietà del vivere come in un sogno, dolce oblio, cullandosi in essa.

Dipinto di Bob Salo

Io vivere vorrei addormentato
entro il dolce rumore della vita.









 Sandro Penna nacque nel 1906 a Perugia dove visse la sua giovinezza compiendo studi irregolari, nel 1929 si trasferì a Roma dove visse per tutta la vita salvo per un piccola parentesi milanese.
Nel 1932 vennero date alle stampe le sue prime liriche su «L'Italia Letteraria» grazie all'appoggio del già affermato Umberto Saba che poco dopo gli scrisse «O leggero Penna, tu non sai una cosa: non sai quanto t'ho invidiato!».
Indifferente alle correnti poetiche a lui contemporanee, Penna pubblicò la sue raccolte più importanti – Una strana gioia di vivere e Croce e delizia - nel dopoguerra attirando l'attenzione del pubblico e della critica. Due raccolte, Stranezze e Confuso Sogno, vennero pubblicate dopo la morte dell'autore avvenuta nella città di adozione nel 1976.


Rubrica a cura di Serena Mauriello

lunedì 27 ottobre 2014

Ospiti - Paolo Argiolas, "Sistina"


Sistina - Solo una donna e la sua dolcezza possono rendere meno amare le frenesie quotidiane delle vicissitudini esistenziali. E anche se questa vita ci è spesso angusta e soffocante, il sorriso femminile riesce a infondere vita, libertà, esplosività. Come se il cielo fosse racchiuso in una stanza.


Alexandre Cabanel, la nascita di Venere

In notturni palpiti vermigli
sul lago del cuore a cullare
son bianche colombe a tubare
i morbidi tuoi seni in giacigli

Cullati d' opali in remoti navigli
dolci sospiri  a inanellare
per corolle   da imperlare
colgo d' amore in calici di gigli.

E per te, com'è meno amara e ria
la lontana riva al  navigante
ché se anche punge a sera nostalgia 

il viso sciolto in onda rotolante
vede dondolato ovunque tu sia 
con anima accesa e tremolante.

Paolo Argiolas

sabato 25 ottobre 2014

Lascivia ed Estasi, Colostro d'amore


Colostro d'amore - Come un canto all'ardore, ecco che i seni di una donna -ora chiave sacrale di nutrimento-, richiamano nuove forme di puro spirito d'amore, per le labbra di chi sa amare.




Laute cibarie dal danzante senso,
d'un gusto oltre l'eco delle papille.
Acclaman sapore, donando ardore.

Solitari in tiepidi tocchi labiali,
cinti d'un colostro dal candido olezzo,
d'ardimento acclaman beltà.

E tu ancor di loro,
la bocca tua preghi, a nuovi credi d'una femminea voluttà
d'areole che, pie e tue or sono
egregia e fulgida opera d'amore

Lascivia ed Estasi, Enrica Meloni



venerdì 24 ottobre 2014

Porno Scorrect by G. Domizi: Non temo



Non temo - C'è qualcosa di intrinsecamente rasserenante nella presenza della mia compagna, che a 49 anni, col suo fisico da ragazzina, se ne va in giro con gonnine inesistenti. E' raro che le dedichi qualcosa in pubblico, per quanto virtuale, ma stavolta lo faccio!



Non temo malinconiche vecchiaie,
né l'esperienza attonita di morte,
se guardo sorridendo te che vai,
tendendo stoffe chiare e troppo corte.

Non temo mi si leggano l'occhiaie,
né l'esagerazione come sorte.
L'artrosi, sì, la temo, non sia mai
mi blocchi in pose stupide e contorte.

Gianfranco Domizi, Porno Scorrect






giovedì 23 ottobre 2014

Crepuscoli (A Te)


Crepuscoli - Quando una persona cara abbandona le nostre vite, a sostituirla nella memoria è spesso una figura idealizzata, che con il tempo va a sfumarsi in immagini vaghe ma pregne di sentimento ancora vivido. E l'unico modo per sfuggire all'idea della morte è pregare. Piangere in silenzio perché frammenti di tempo tornino a vivere. 




Sei la gioia d'una vita ch'è trascorsa,
di un passato colorato in bianco e in nero
che si sfuma in tante luci e poi si smorza
s'una nostalgia in segmenti di memoria.
Sei il tesoro che nascondo sotto le ali
se dinamica e leggiadra spicco il volo:
stelo energico, tu m'hai donato il cielo
ma Destino c'ha diviso con il suolo.
E t'imploro, o voce morbida
che in terra è dipartita,
io voglio giusto un soffio di quest'epoca
finita. Nel silenzio d'una camera
sgualcita, tu m'hai trattenuto solido
lo sguardo sulla luce del crepuscolo.

JungleGiuls










mercoledì 22 ottobre 2014

AsSaggi di letteratura: V Canto, Galeotto fu il libro e chi lo scrisse




Sono passati tre anni dalla mia prima lezione universitaria, ma continuo a ricordarla come se fosse ieri. Prima lezione di letteratura, si intende. Rigorosamente in ultima fila, ascoltavo estasiata le parole del professore, un uomo sulla sessantina trasudante fascino intellettuale da tutti i pori. Con arditi voli pindarici, percorse buona parte della storia letteraria italiana per approdare alla Commedia.



Il Canto V dell'Inferno è sempre stato tra i più quotati. È innata l'attrazione dell'uomo nei confronti del peccato in ogni sua forma, quando diviene sinonimo di lussuria chiunque è in grado di voltarsi, nessuno di non ascoltare. Hanno lasciato la passione sottomettersi alla ragione durante la loro vita i peccatori carnali travolti in una bufera perpetua davanti agli occhi di Dante e Virgilio, che insieme si fermano ad ascoltare la voce delle anime tormentate. «L'aura nera» (v. 51) castiga gli spiriti dannati di cui il poeta vuole conoscere l'identità, la storia. Semiramide è la prima a esser descritta da Virgilio, è colei che «al vizio di lussuria fu sì rotta,/ che libito fé licito in sua legge/ per tòrre biasimo in che era condotta»: il suo nome diviene l'emblema dell'erotia, pur di non essere biasimata nella sua condotta libertina, la donna istituì una legge affinché la libido fosse permessa a tutti, era la governatrice del regno d'Egitto. 



Vi sono poi Didone e Cleopatra, suicide per amore, e ancora Elena, causa della lunga e sanguinosa guerra di Troia. Achille, Paride e Tristano sono gli uomini ritratti in questa vicenda, ma sarà una voce femminile a prendersi carico della narrazione pronunciando i versi tra i più ricordati della Commedia. È Francesca da Polenta figlia di Guido il Vecchio signore di Ravenna, a parlare per lei e per il suo amante, Paolo Malatesta. Su quale sia la vera storia vissuta dai due, ricamarono con abbondante inventiva i critici trecenteschi e più di tutti Boccaccio. L'autore del Decameron mise in circolazione una voce leggendaria secondo cui Francesca sarebbe stata ingannata credendo di dover divenire moglie di Paolo in un matrimonio combinato, invece il suo destino la portava nel talamo del deforme Giancotto Malatesta, fratello del primo. Nonostante il fato avesse deciso ben altro per i due amanti, la passione si era innescata tra i due, e il loro idillio amoroso li condusse alla morte.



«Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lanciallotto come amor lo strinse:
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso
esser baciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi baciò tutto tremante.
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante».

(vv.127-128)




Eccolo lì, più affilato di una sentenza, più vivido di un'immagine, il verso più sensuale della storia della letteratura italiana, come lo descrisse il professore: la bocca mi baciò tutto tremante. Riecheggia nella mente, martellante e ribattuto, con le sue allitterazioni, con la sua intensità. La narrazione si ferma, non ci è concesso sapere cosa avverrà dopo. Della storia conosciamo solo la fine. Il peccato di Lancillotto e Ginevra rinasce nell'anima dei due amanti, la lussuria contagiosa come un'infezione. Dannati i poemi cavallereschi, dannati i loro autori. Se Dante non seppe resistere alla potenza di un tale racconto («e caddi come corpo morto cade», v. 142), il lettore non può far altro che lasciarsi andare insieme alla sua guida. E una studentessa di letteratura innamorarsi del proprio professore.


Serena Mauriello

martedì 21 ottobre 2014

Maestra Poesia - Nazim Hikmet, Don Chisciotte


Don Chisciotte (da Poesie d'Amore, Mondadori, 2002) Trecentocinquantanove anni, quattromiladuecentocinquanta chilometri separano Hikmet da Cervantes, ma è un cuore scosso da una passione indomabile, un sentimento condiviso da ogni scrittore, a unirli. Don Chisciotte rinasce in Hikmet, dalle ceneri prende nuova forma e un più facile accesso all'occhio del lettore novecentesco per poter godere nuovamente di un passato non così remoto se, in fondo, è condiviso.




Il cavaliere dell'eterna gioventù
segui, verso la cinquantina,
la legge che batteva nel suo cuore.

Partì un bel mattino di luglio
per conquistare, il bello, il vero, il giusto.
Davanti a lui c'era il mondo
con i suoi giganti assurdi e abbietti
sotto di lui Ronzinante
triste ed eroico.


Lo so quando si è presi da questa passione
e il cuore ha un peso rispettabile
non c'è niente da fare, Don Chisciotte,
niente da fare
è necessario battersi
contro i mulini a vento.


Hai ragione tu, Dulcinea
é la donna più bella del mondo
certo
bisognava gridarlo in faccia
ai bottegai
certo
dovevano buttartisi addosso
e coprirti di botte
ma tu sei il cavaliere invincibile degli assetati
tu continuerai a vivere come una fiamma
nel tuo pesante guscio di ferro
e Dulcinea
sarà ogni giorno più bella.



    Nazim Hikmet, poeta turco naturalizzato polacco, nasce a Salonicco nel 1901 da padre diplomatico, Nazim Bey, e dalla pittrice Aisha, amante di poesia francese e specialmente di Lamartine e Baudelaire. Scrittore precocissimo, pubblicò la sua prima raccolta a diciassette anni. Studente di sociologia a Mosca, dopo aver conosciuto le letture di Marx entra a far parte del partito comunista conoscendo Lenin, Esenin e Majakovskij. Rientrato clandestinamente in Turchia nel 1928 e dedicatosi ampiamente alla scrittura in ogni sua forma, fu condannato in prigione una prima volta nel 1935, una secondal nel 1938 per essersi opposto al governo nazista e quello franchista oltre che alla dittatura di Kemal Ataturk in Anatolia. Solo con l'intervento di Tristan Tzare, Pablo Picasso, Paul Robeson e Jean-Palu Sartre riuscì ad arrivare alla liberazione nel 1950. Rientrato a Mosca, vi morì nel 1963 a causa di complicazioni cardiache.




Rubrica a cura di Serena Mauriello

lunedì 20 ottobre 2014

Oggi ospito Maurizio Donte: In quel silenzio





In quel silenzio sento venir voce,
che di te parla, dolce primo amore;
del tuo sorriso che mi fu feroce
inganno e fu anche l'ultimo dolore.

E mi ricordo del fuggire veloce,
dei nostri istanti al timido tepore,
mentre dicevo, piano, sottovoce,
di quanto amavo il chiaro tuo splendore:

la luce eri che nella notte incanta,
il brivido in cui l'anima sussulta.
Tu sei fuggita e sulla triste riva

sento morire quella mala pianta,
in me cresciuta, come fiamma occulta,
un caro male che dentro io sentiva.

Nasce ora al vento ed in perpetuo canta,
nel cielo immenso che nell'alto esulta,
l'ombra, che stelle manda alla deriva.
Maurizio Donte



Lirica vincitrice del secondo premio alla terza edizione del Concorso Internazionale "Memorial Guerino Cittadino"






venerdì 17 ottobre 2014

Porno Scorrect by G. Domizi - Veleno






Qualcuna l'ho premuta dalla testa,
le fauci in una piena a soffocare.
Da dietro poi nell'impeto del mare,
che sibila violenza alla finestra.

Qualcuna a condividere la bestia,
con la saliva a natiche scostate.
Nei pomeriggi intensi dell'estate,
la perdita di sé, torrida festa.

Non voglio ricordare le mie gesta,
credendomi Bukowski in qualche bar.
Un dubbio m'avvelena le scopate:
di tutto ciò che presi, cosa resta?

Gianfranco Domizi, PornoScorrect




giovedì 16 ottobre 2014

Epigramma Profondo: Langue


Langue - Di fronte a un cielo che pare ferito dagli ultimi oscuri raggi del crepuscolo, esplode in me  un profondo, silenzioso e infinito senso di meraviglia. E la mia coscienza, in perdizione, va a morire nell'immensa voragine del mistero.




Striature sconfitte dilaniano in fumi
le luci assordanti d’un sole che langue.
La voce s’allarga. Si spezza.

JungleGiuls


mercoledì 15 ottobre 2014

Sardigna: Luna…femina amada, di G. Curreli





Sunt pro me’ sos diligos umores
 chi semenas in terra dae su chelu,
 o cando a sero imboligas su velu 
chi ti ‘estis de candidos lugores.. 

E succedit chi pius e pius t’adoro,
si suspiras cun alinos d’ ‘eranu
faghendeti puzone pili canu 
o cun sa conca tinta in abba ‘e oro. 

Ses luna, ses amore, ses arcanu 
fastizu chi a su coro non dat pena , 
non dolore o tristura, ma sulena
fritza chi addurat fin’a su manzanu. 

Deo ti miro che amena visione,
mundu de passiones e sentidos,
ue s’ istant sos palpitos unidos
de chie hat sa matessi intescione.

E tue ses sentidu ‘e custos annos
pagu seguros, pienos de paura, 
chi dant a totogantos sepoltura 
sos giovaniles timidos ingannos. 

Como sos ammentos sunu mannos 
e curtzos sos camminos de s’ispera, 
como non torrat pius cudda chimera 
chi faghet olvidare pena e dannos. 

Falas imprateada e mi conchistas, 
dae sas alturas de su firmamentu, 
ses femmina, ses astru, ses cuntentu, 
ses luna, ses lentore ‘e pipiristas. 

Ses mistura de amore e de turmentu, 
candore ‘e nie, e umore pius nieddu, 
ses s’iscuru e ses lughente isteddu, 
passione tzega, e basciu traimentu. 

Femina, luna, isteddu in notte iscura, 
lughe de donzi umanu patimentu 
de vida ses su male e su cuntentu, 
su dolore prus mannu e s’ermosura. 

Gesuino Curreli, Sardigna


martedì 14 ottobre 2014

Maestra Poesia - Quasimodo, Forse il cuore



Gaza, 2014

Sprofonderà l'odore acre dei tigli
Nella notte di pioggia. Sarà vano
Il tempo della gioia, la sua furia,
quel morso di fulmine che schianta.
Rimane appena aperta l'indolenza,
il ricordo d'un gesto, d'una sillaba,
ma come d'un volo lento d'uccelli
fra vapori di nebbia. E ancora attendi,
non so che cosa, mia sperduta; forse
un'ora che decida, che richiami
il principio o la fine: uguale sorte,
ormai. Qui nero il fumo degli incendi
secca ancora la gola. Se lo puoi,
dimentica quel sapore di zolfo
e la paura. Le parole ci stancano,
risalgono da un'acqua lapidata;
forse il cuore ci resta, forse il cuore.



Salvatore Quasimodo (Modica, 20 agosto 1901 - Napoli, 14 giugno 1968) fu un poeta italiano. Vinse il premio Nobel per la letteratura nel 1959.

Forse il cuore (da "Giorno dopo giorno", Mondadori 1947). "Cosa resta all'uomo dall'orrore della guerra? Dolcezza di fiele e un ermetismo necessario. L'animo che stride, la paura dal sapore di zolfo. La notte annerita dalle polveri che seccano la gola. Le parole sono un eco consumato e tutto, ormai, è stato. Non resterà nulla. O forse si: forse il cuore..


Rubrica a cura di Serena Mauriello







lunedì 13 ottobre 2014

Lascivia ed Estasi by E. Meloni - Gladio








D'un focolare assorto, di calura m'ammalio e tu, indomito gladio, a me battezzi d'inebrio.
Tra trastullo e gaudio, tu sii uomo ed io, mater mai puerpera ma dannata. Ti posseggo; mi disseti.
Virile sapore d'un vitale seme, sull'epidermide ancor nivea, sempiterna lattescente, umida e mai timida.
Fiotti con àncore di rammento, d'aneliti scrosci,
tutto vive su quei capezzoli miei che or muoiono di te

Enrica Meloni, Lascivia ed Estasi




venerdì 10 ottobre 2014

Porno Scorrect by G. Domizi - Corsivi




L'ho vista bene e gratis
La via ginecologica,
Mentre pedali incauta
Accorrendomi di fronte.

Le cosce d'orizzonte
E più caldo d'una sauna,
L'attesa a farsi logica
Di sguardi indovinati.

Per sistemar le vesti
Sospendi la falcata,
Non hai però vorresti
Qualcosa che nasconde

Facendovi le ronde
Sul viale e per i bivi
Di desideri in strada
Mi inventerò corsivi
Porno Scorrect, Gianfranco Domizi









Tags

#Museumweek (1) 1800 (1) 2014 (1) 2016 (1) aborto (2) alda merini (3) ALEComics (1) alessandra racca (2) alessandria (1) alessandro da soller (2) alfonso gatto (1) Amsterdam (1) animali (1) anna frank (1) anni settanta (1) appuntamento con l'arte (2) archivi storici (1) Ariosto (1) arno minkkinen (1) arrigo boito (1) arte (27) arte di strada (1) articoli (10) AsSaggi (26) attualità (17) BCM15 (1) big data (1) Boccaccio (2) BookCity (1) Boucar Wade (2) brecht (1) bucarest (1) Burkina Faso (1) california (1) calligrafia (1) Calvino (1) Capuana (1) carla lonzi (1) chris morri (1) Cile (1) Cilento (1) cindy sherman (1) cinquantacinque (8) circo (1) colore (1) congo (1) Corbaccio (1) Corrado Govoni (1) Cortazar (1) cyberazzismo (1) d'annunzianesimo (1) dante corneli (1) data journalism (1) dialetti (2) dialetto in versi (1) diane arbus (1) Dino Buzzati (1) disegno (3) editoria (1) editoriale (2) elisa pocetta (1) eric pickersgill (1) eugenio montale (2) eventi (8) fede zeta art (2) Federico Garcia Lorca (1) festival (2) festival del fumetto (1) festival Internazionale (1) Festivaletteratura (1) fiore flex ranauro (3) flex (2) fotogiornalismo (2) Fotografia (26) francesca woodman (1) freak (1) fumetto (7) furto (1) gabriela mistral (1) Gabriele d'Annunzio (1) Gadda (1) Gesuino Curreli (1) gianfranco domizi (31) giornalismo (4) Giovanni Della Casa (1) giveaway (1) golan haji (1) graffiti (1) guillermo mordillo (1) hugh holland (1) il venerdì (33) incivil metrica d'amore (3) interviste (7) islam (1) Itinerari Culturali (3) Itinerari Letterari (8) Jacopo Naddeo (9) jacques prévert (1) kurt arrigo (1) la marcia scalza (1) LaLux Joie (1) lavoro minorile (1) Letteratura (19) liberia (1) maestra poesia (23) mafia (1) manifestazioni (1) Mantova (1) mare (1) marta cortese (1) martina capozzi (4) Marzia Schenetti (6) mcmafia (1) medioriente (1) migranti (2) milano (1) mostra del cinema di venezia (1) mostre (6) narrativa scelta (1) New York (1) NoExpo (2) nohatespeech (1) NoTriv (1) palermo (1) paolo bianchi (1) parlarte (1) Pasolini (1) peaceforparis (1) Pietro Bembo (1) pillole d'Africa (2) Pinocchio (1) playmen (1) pocci (1) poesia (31) poesia femminista (2) poesia nera (1) poesiarte (3) poesie contro la guerra (1) poesie nuove (1) poeti in pillole (5) poeticamente viaggian (1) politica (5) pop (1) porn to be free (1) pornografia (2) Pratt (1) primavera (2) Qahera (1) quasimodo (1) Quintessenza (1) racconto (2) raffaele pisani (2) recensioni (4) Reportage (2) restart roma (1) ringraziamenti (1) Ritratti (1) rivoluzione della rete (1) roma (2) rosalba cutrano (1) Saba (2) sailing (1) salone editoria sociale (1) salotto erotico italiano (1) Sandro Penna (1) sartoria utopia (1) satira (2) self-portrait (2) serena mauriello (4) Sergio Etere (1) settimana maestra (5) settimana politica (17) sharing economy (1) silvia grav (1) siria (2) skateboarding (1) social (1) speciale feste (7) speciale natale (9) stalking (1) steve mccurry (1) street art (3) teatro (2) Trilussa (2) Turchia (2) tutte (172) tutti (74) tutùm narrativa (10) Tutùm teatro (4) underwater photography (1) urban exploration (1) urbex (1) varese (1) verona (1) Viaggi estivi (3) viaggiare (2) vignette (7) writing (1) Yener Torun (1) Zanzotto (1)