sabato 21 marzo 2015

[Giornata internazionale della #Poesia] - Pensieri, auspici e qualche verso

Nel 1999, la XXX Sessione della Conferenza Generale Unesco decideva di dedicare una giornata del proprio calendario a qualcosa che potesse ricordare un’ancora possibile rinascita delle “primavere umane”. Voleva unire in un unico elemento la complessa questione del dialogo tra i popoli, dell’incontro tra le diverse forme della creatività e delle sfide che comunicazione e cultura stanno affontando negli ultimi decenni, e così decise di attribuire – ancora una volta! – quest’ardua impresa all’arte delle parole: la poesia.
La giornata, neanche a dirlo, venne celebrata il successivo 21 marzo,  primo giorno di quella folle stagione che è la primavera.

Non siamo un blog particolarmente devoto alle giornate internazionali. Anzi, spesso affermiamo di ritenerle effettivamente "inesistenti". Ma per noi questa potrebbe rappresentare una data importante: facciamo quotidianamente nostra l’idea che attorno alla poesia si possano sviluppare nuove forme di rinascita culturale, e proviamo a rendere la sua delicata complessità melodia centrale dei numerosi discorsi che costruiamo attorno ai - e all’interno dei - versi che esprimiamo!
“Gli dèi devono ringraziare la poesia se si trovano in cielo”, diceva Charles Simic. E “tra le diverse forme di espressione – ha se così vogliamo dire ‘parafrasato’ il Presidente della Commissione Nazionale italiana per l’Unesco Giovanni Puglisi – ogni società umana guarda all’antichissimo statuto dell’arte poetica come ad un luogo fondante della memoria, base di tutte le altre forme della creatività letteraria ed artistica”.

Sull’onda di un’idea di poesia che possa in qualche modo riconnettere le persone tra loro - e magari qualche volta ricollegarle anche a se stesse - invitiamo oggi tutti i lettori a lavorare sulla fantasia. A leggere le poesie soffermandosi a lungo sulle loro parole, a prestare attenzione al linguaggio e a cercarne significati sempre nuovi e creativi.
Invitiamo i lettori a superare i propri limiti (ri)prendendosi quel piacere di leggere poesia anche al di fuori dei testi scolastici pallosi. Ma soprattutto, visto che ci siamo, invitiamo le persone a guardare la realtà che le circonda come se stessero leggendo una poesia.

Non voglio essere retorica o banale: quando la gente mi fa i sermoni mi annoio da morire. Ma al di là dei bei discorsi che si fanno ai lettori nei blog, ritengo con umile sicurezza che ci sia effettivamente bisogno di una rinascita. Una rinascita che parta innanzitutto dalla giusta interpretazione delle cose che ci circondano, e che confini nella volontà di rifiutare l’istinto dell’euristica per coltivare quella che i sapienti più antichi chiamavano “arte dell’ascolto”. Solo il dialogo porta alla conoscenza, e solo la conoscenza potrebbe portare chissà forse un giorno a una nuova, melodiosamente umaneggiante primavera...

...Dopo aver letto una poesia cento volte e compreso il significato che porta sotto l’ermetico vestito, dunque, provate a leggere altrettante volte il linguaggio delle persone e delle cose: è la conoscenza sensibile spesso a prendersi la libera interpretazione del mondo che ci circonda. E noi che nel mondo proviamo a scavarci affondo lo sappiamo bene.
Sperando di aver interpretato nel modo migliore il senso che potrebbe assumere una giornata internazionale della poesia se esistesse al di là del sottile immaginario istituzionale, vi lascio con alcuni versi nelle mani di qualcosa che esiste davvero: la pioggerellina di marzo... la primavera!

Giulia C. 
@Giulscapozzi

Pioggerellina di marzo
Di Angiolo Silvio Novaro

 

 

Che dice la pioggerellina di marzo,
che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dell’orto, sul fico e sul moro
ornati di gèmmule d’oro?


Passata è l’uggiosa invernata,
passata, passata!
Di fuor dalla nuvola nera,
di fuor dalla nuvola bigia
che in cielo si pigia,
domani uscira’ Primavera
guernita di gemme e di gale,
di lucido sole,
di fresche viole,
di primule rosse, di battiti d’ale,
di nidi,
di gridi,
di rondini ed anche
di stelle di mandorlo, bianche…


Che dice la pioggerellina
di marzo, che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dell’orto, sul fico e sul moro
ornati di gèmmule d’oro?


Ciò canta, ciò dice:
e il cuor che l’ascolta è felice.
Che dice la pioggerellina
di marzo, che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dell’orto.



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