martedì 14 aprile 2015

[Itinerari Culturali] Oltre la Fotografia #1: La rivoluzione della pellicola, Fotodinamismo e Futurismo


Lo scorso mese ci eravamo salutati con l'azzuffa salva onore di vociani e futuristi, questo mese è proprio dai secondi che cominciamo insieme un nuovo percorso.

È il 1910, i tre – giovanissimi – fratelli Bragaglia cominciano una serie di sperimentazioni fotografiche lavorando principalmente sulle lunghe esposizioni.
Anton Giulio Bragaglia, Uomo che suona il contrabbasso
L'obiettivo è uno: rappresentare il movimento nella fotografia. Si vuole liberare la fotografia dalla fissità dell'impressione istantanea della realtà. È il maggiore dei tre, l'appena ventenne Anton Giulio, a pubblicare un anno dopo il saggio Fotodinamismo Futurista correlato di sedici tavole fotografiche. Per i fratelli «è vera espressione artistica perché coinvolge emotivamente tre soggetti: il fotografo, i soggetto fotografato e il destinatario finale»1.
Tra le file dei futuristi c'è il ben noto Boccioni. Non era estraneo alla fotografia, ma non si può dire che l'amasse.
Boccioni nel suo studio
Boccioni fotografa, fotografa spesso, ma non fotografa prendendosi seriamente. A una macchina ingombrante e professionale preferisce una più comoda portatile. Interessanti sono le sue fotografie a livello documentario, ci regalano immagini di sculture ormai perdute, dell'evoluzione del suo studio, ritratti di momenti di vita di Boccioni e di chi condivideva con lui le giornate e l'arte. Le fotografie di Boccioni sono una sorta di foto-diario della sua vita, non opere d'arte. Il giudizio dell'artista nei confronti della fotografia è più che duro, la sua è una vera e propria «scomunica delle tesi bragagliane»2.
Quando i Bragaglia rendono pubblici i loro esperimenti di fotodinamismo, Boccioni non è semplicemente infastidito. Prende la carta da lettere, la penna e scrive al direttore della galleria di Via del Tritone Giuseppe Sprovieri. Con i Bragaglia non vuole condividere nessuno spazio espositivo e per evitare eventuali discussioni preferisce mettere tutto in chiaro.

Mi raccomando, te lo scrivo a nome degli amici futuristi, escludi qualsiasi contatto con la fotodinamica del Bragaglia. È una presuntuosa inutilità che danneggia le nostre aspirazioni di liberazione dalla riproduzione schematica o successiva della statica e del moto... Immagina dunque se abbiamo bisogno della grafomania di un fotografo positivista del dinamismo... Il suo libercolo mi è sembrato, e così agli amici, semplicemente mostruoso. Grottesca la prosopopea e l'infatuazione sull'inesistente.3

Ma non basta aver dato a Bragaglia del grafomane scrittore di libercoli mostruosi, un mese dopo sulla rivista «Lacerba» appare un avviso sottoscritto non solo da Boccioni, ma anche da Balla, Carrà, Russolo, Serverini con l'aggiunta di Soffici.

Qui il problema non è relativo solo al rapporto tra futurismo e fotografia, ma tra arte e fotografia. È un mezzo nuovo, alle sue spalle non ha neanche un secolo di storia e già sembra volersi appropriare degli ambienti ormai ben collaudati a livello millenario dalle altre forme di espressione, come ha affermato Argan «l'incompatibilità nasceva dal fatto usciva dal sistema delle arti che il Futurismo aveva già accettato e convalidato»4. Basti pensare alla reazione di Marinetti connotata da un atteggiamento molto più mite. Marinetti è un letterato, non un artista, e per questo è molto meno minacciato dalle potenzialità della fotografia. Scrive la presentazione alla mostra di Bragaglia tenutasi nel 1912 alla Sala Picchetti di Roma e, esclusivamente quando Boccioni non è presente, lo invita alle serate futuriste. Nel 1930 firma con Tato il Manifesto della Fotografia Futurista, ma quell'apparente riconciliazione non è altro che il riflusso di un ritorno all'ordine. Il clima è altro, l'effervescenza di vent'anni prima si è persa negli anni e Bragaglia è ormai lontano dalle sue dinamiche fotografie.

Serena Mauriello


1Camillo Nardini, Viaggio nel mondo della fotografia, BePub Pubblicazioni digitali, 2013, p. 55.
2Claudio Di Marra, Fotografia e pittura nel Novecento, Milano, Bruno Mondadori, 2012, p. 35.
3Maria Drudi Gambillo, Archivi del Futurismo, a cura di Teresa Fiori, Roma, De Luca, 1958, p. 288.
4Giulio Carlo Argan, Postfazione, in Anton Giulio Bragaglia, Fotodinamismo Futurista, Torino, Einaudi, 1970, p. 165.

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