«Quella là! Quella là!» grida Sofia, indicando il treno in corsa sopra di loro.
Giulio si sporge in avanti sul volante. La vede per una
frazione di secondo incorniciata nel finestrino dello scompartimento: una ragazza giovane, capelli scuri, sguardo disperato rivolto verso il cielo.
«Questa è buona» esclama. «Comincio io!»
«È una marziana. I suoi genitori l’hanno lasciata sulla terra ancora bambina con l’obiettivo di distruggere l’umanità. Lei, però, viene adottata da un vecchietto che la educa alla morale cristiana, trasformandola in una brava ragazza.
«Proprio ora, dal treno, ha visto la nave spaziale dei suoi nel cielo. Erano tornati per lei, ma si sono accorti che la missione è fallita e hanno fatto dietrofront lasciandola per sempre qui.»
Si gira verso Sofia con uno sguardo di trionfo, mentre sul ponte sopra di loro sparisce l’ultimo vagone del convoglio.
Sofia ci pensa su. «Aspetta un attimo, questa storia l’ho già sentita..»
«Impossibile cara, tutta farina del mio sacco. Direi che vale almeno dieci punti!»
La ragazza apre gli occhi. Fuori il cielo grigio scorre veloce sulla città: è ancora viva. Con un rantolo di disperazione in gola si aggrappa al manico del finestrino del treno e graffia il vetro con le unghie in un raptus d’isteria.
Lui grugnisce e suda dietro di lei. La sbatte con violenza, dentro e fuori la sua fica. Nient’altro che una ferita aperta.
Un conato di vomito le invade la bocca. Graffia ancora il vetro con furia cieca fino a spaccarsi le unghie.
Lui le blocca la mano girandole il braccio dietro la schiena e riprende a sbatterla più forte di prima. Un olezzo di sangue, sudore e uova marce, si espande nella piccola cabina.
Tra le lacrime, rialza gli occhi verso il cielo.
Il treno corre via indifferente e lei prega ancora di morire.
«Spacegirl! Questa è la storia di Spacegirl brutto barone!» urla Sofia dentro la macchina. «Altro che farina del tuo sacco!»
Giulio scoppia a ridere. «Cosa?! Secondo te io guardo quei film stracciapalle?».
Sofia si tappa le orecchie e prende a cantare: «Giulio è un barone, Giulio è un barone, Giulio è un barone…»
Lui le tappa il naso e attacca a sua volta: «Sofia non respira, Sofia non respira, Sofia non respira…»
Sofia, lottando, si libera dalla presa. È spettinata e rossa in viso. Un filo di muco le penzola dal naso.
Scoppiano a ridere insieme.
L’uomo le dà un ultimo colpo di reni gemendo di piacere, poi le schiaccia la faccia contro il finestrino e con uno strattone tira fuori il suo cazzo coperto di sangue e sperma.
Lei si affloscia a terra in una posizione innaturale come se le avesse sfilato via l’intera spina dorsale.
La osserva per qualche secondo, poi si riallaccia i pantaloni, s’infila una cicca in bocca ed esce dal vagone lasciandola sola.
La ragazza riapre gli occhi. Il boato del treno in corsa divora i suoi singhiozzi.
Il semaforo è verde da un pezzo e un coro di clacson si leva dietro di loro. La città è stanca, il cielo grigio e Sofia meravigliosa.
Giulio le dà un bacio leggero. Poi, col cuore a mille, ingrana la prima e parte.
La vita non può essere più bella.
Giulio si sporge in avanti sul volante. La vede per una
frazione di secondo incorniciata nel finestrino dello scompartimento: una ragazza giovane, capelli scuri, sguardo disperato rivolto verso il cielo.
«Questa è buona» esclama. «Comincio io!»
«È una marziana. I suoi genitori l’hanno lasciata sulla terra ancora bambina con l’obiettivo di distruggere l’umanità. Lei, però, viene adottata da un vecchietto che la educa alla morale cristiana, trasformandola in una brava ragazza.
«Proprio ora, dal treno, ha visto la nave spaziale dei suoi nel cielo. Erano tornati per lei, ma si sono accorti che la missione è fallita e hanno fatto dietrofront lasciandola per sempre qui.»
Si gira verso Sofia con uno sguardo di trionfo, mentre sul ponte sopra di loro sparisce l’ultimo vagone del convoglio.
Sofia ci pensa su. «Aspetta un attimo, questa storia l’ho già sentita..»
«Impossibile cara, tutta farina del mio sacco. Direi che vale almeno dieci punti!»
La ragazza apre gli occhi. Fuori il cielo grigio scorre veloce sulla città: è ancora viva. Con un rantolo di disperazione in gola si aggrappa al manico del finestrino del treno e graffia il vetro con le unghie in un raptus d’isteria.
Lui grugnisce e suda dietro di lei. La sbatte con violenza, dentro e fuori la sua fica. Nient’altro che una ferita aperta.
Un conato di vomito le invade la bocca. Graffia ancora il vetro con furia cieca fino a spaccarsi le unghie.
Lui le blocca la mano girandole il braccio dietro la schiena e riprende a sbatterla più forte di prima. Un olezzo di sangue, sudore e uova marce, si espande nella piccola cabina.
Tra le lacrime, rialza gli occhi verso il cielo.
Il treno corre via indifferente e lei prega ancora di morire.
«Spacegirl! Questa è la storia di Spacegirl brutto barone!» urla Sofia dentro la macchina. «Altro che farina del tuo sacco!»
Giulio scoppia a ridere. «Cosa?! Secondo te io guardo quei film stracciapalle?».
Sofia si tappa le orecchie e prende a cantare: «Giulio è un barone, Giulio è un barone, Giulio è un barone…»
Lui le tappa il naso e attacca a sua volta: «Sofia non respira, Sofia non respira, Sofia non respira…»
Sofia, lottando, si libera dalla presa. È spettinata e rossa in viso. Un filo di muco le penzola dal naso.
Scoppiano a ridere insieme.
L’uomo le dà un ultimo colpo di reni gemendo di piacere, poi le schiaccia la faccia contro il finestrino e con uno strattone tira fuori il suo cazzo coperto di sangue e sperma.
Lei si affloscia a terra in una posizione innaturale come se le avesse sfilato via l’intera spina dorsale.
La osserva per qualche secondo, poi si riallaccia i pantaloni, s’infila una cicca in bocca ed esce dal vagone lasciandola sola.
La ragazza riapre gli occhi. Il boato del treno in corsa divora i suoi singhiozzi.
Il semaforo è verde da un pezzo e un coro di clacson si leva dietro di loro. La città è stanca, il cielo grigio e Sofia meravigliosa.
Giulio le dà un bacio leggero. Poi, col cuore a mille, ingrana la prima e parte.
La vita non può essere più bella.
Livio Dorascenzi
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