martedì 24 febbraio 2015

[Settimana Maestra #2 - Guest Post] Salotto Erotico Italiano Intervista Barbara Carniti: figlia dell'indimenticabile Alda Merini

Dopo la poesia di ieri, abbiamo deciso di presentarvi un'immagine di Alda Merini che fosse più erotica. Per farlo non potevamo che riferirci al Salotto Erotico Italiano, che ci ha offerto questa intervista, uscita lo scorso 21 marzo 2014

Barbara Carniti, figlia della grande Poetessa dei navigli Alda Merini, ci ha concesso, in occasione dell’anniversario della nascita di Alda – oggi anche Giornata mondiale della Poesia – (21 marzo 2014, ndr) questa prima intervista in assoluto del Salotto Erotico Italiano. Noi le siamo davvero molto grati.



P. Alda Merini fu un’anima tormentata, profondamente provocatoria e provocante, fuori dagli schermi, innocente ed erotica. Per noi del Salotto Erotico Italiano è un vero piacere poterne parlare con te, Barbara.

B. Il piacere è mio. Grazie.

P. Tua madre una volta scrisse: “Non sono bella, sono soltanto erotica”. Tu, da figlia, la riconosci in questa sue parole?

B. Sì. La riconosco perché essere “erotica” significava per lei parlare di carisma, di seduzione e lei era proprio così: una donna (e una mamma) carismatica. Seducente grazie alla dote innata della persuasione che aveva: lei sapeva proprio farsi ascoltare… è sempre stato bello “ascoltare” mia mamma.

P. Qual era il suo rapporto con l’altro sesso e che considerazione aveva Alda Merini del maschio?

B. Chiaramente, come dice tanta sua letteratura, Alda Merini era donna d’amore, capace di grandi amori. Magari erano amori intensi che lei viveva dentro, mai realizzati, mai concreti, ma amava molto gli uomini, i begl’uomini che
andavano a trovarla… Scriveva, infatti, “i miei amori cominciano nei tempi futuri”, a dire proprio che erano delle grandi, meravigliose chimere. Grandi e straordinarie anche poi nel dolore delle assenze.


P. Siamo un po’ tutti abituati a pensare ad Alda Merini come ad una persona senza limiti: assoluta e libera. Ne aveva?
Quali erano i suoi tabù più evidenti?

B. Da figlia credo che uno dei suoi tabù fosse proprio
la tenerezza: era, in questo, come le grandi Madri Antiche, quelle che i figli li carezzavano solo mentre dormivano. Mamma era così. Una mamma di grande amore. Ma di amore la cui tenerezza era un segreto
tra lei e i nostri sogni.

P. Mi sono sempre chiesto: ma quest’Italia ipocrita e bigotta,
era pronta per Alda Merini? Secondo te lo era?

B. No. Non era pronta. Infatti, l’ha bistrattata. Mentre mamma era in vita tutti la cercavano, perché Alda Merini faceva comunque notizia. Poi tutto è andato scemando e neanche Milano, la sua città, è stata in grado di ricordarla come lei meritava d’essere ricordata: prova ne è proprio la questione della Casa Museo di via Magolfa. Aperta con grande entusiasmo e poi lasciata al dimenticatoio e chiusa per mancanza di fondi. Lotte per la riapertura, sordità delle istituzioni. Disattenzione. Distrazione. Insomma… Alda Merini ha dato moltissimo alla città di Milano, ma Milano non ha saputo ricambiarla.

P. C’è una poesia erotica di Alda che personalmente trovo davvero magnifica, è Il suo sperma, da Clinica dell’abbandono. E’ stata anche tradotta in canzone in modo molto efficace dal maestro Giovanni Nuti. La riporto per i lettori che non dovessero conoscerla o ricordarla.


Il suo sperma bevuto dalle mie labbra
era la comunione con la terra.
Bevevo con la mia magnifica
esultanza
guardando i suoi occhi neri
che fuggivano come gazzelle.

E mai coltre fu più calda e lontana
e mai fu più feroce
il piacere dentro la carne.
Ci spezzavamo in due
come il timone di una nave
che si era aperta per un lungo viaggio.

Avevamo con noi i viveri
per molti anni ancora
i baci e le speranze
e non credevamo più in Dio
perché eravamo felici.

Penso che solo lei potesse cominciare con lo sperma e concludere con Dio in questo modo, con una considerazione del genere sulla Fede. Tu, Barbara, quali tratti ritrovi di tua madre in questa poesia?

B. Questa è una delle mie poesie preferite di mamma. C’è lei. La sua assoluta dedizione all’amore: “Non credevamo più in Dio perché eravamo felici”. Questi due versi riassumono il suo modo totalizzante di vivere l’amore. Era una felicità che
Alda Merini e sua figlia Barbara
non lasciava spazio ad altro: questo era mamma. Nella felicità, come nel dolore. Dismisurata.


P. Alda Merini fu a suo modo profondamente cristiana e profondamente erotica. Come madre, mi chiedo, che educazione vi ha dato? Quali valori ha voluto trasmettervi maggiormente?

B. Come spesso dico, mamma mi ha insegnato l’amore. Mi ha insegnato la tenacia. Mi ha insegnato la ricerca, la voglia proprio di conoscere e imparare. Mi ha insegnato il rispetto. Mi ha insegnato che a chi ama tutto è possibile. E mi ha insegnato che vivere è di gran lunga cosa più bella della poesia.



Intervista di Paolo Bianchi, uscita sul sito web del Salotto Erotico Italiano

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