«Il poeta che è stato, è il poeta che è. La contraddizione è insolubile come la vita, che è un continuo rivoltarsi della nascita in morte»
Luigi Fenga a proposito della poetica di Giorgio Caproni
In principio c'era la rima di versi semplici e sonori, all'origine la poesia nasceva nella sua maniera più elementare e naturale. Caproni ritorna a quella sorgività, alla grazia primigena, con una poetica tutta anti-novecentesca. Dietro il velo della semplicità assoluta, si nasconde l'occhio di un intellettuale attento nel discernere le stratificazioni più complesse del mondo. La poesia è in realtà artificioso fare poetico, e, come in un gioco di specchi, dietro quella naturalezza a nascondersi c'è anche la sfiducia nel linguaggio e nel mezzo poetico stesso inteso come inganno e illusione. Tutto questo ritorna in Caproni sempre attento a osservare il mondo per scovare nell'umiltà della vita quotidiana il luogo dell'autenticità della Vita stessa.
Il mare brucia le maschere
Da Cronistoria, 1943
Il mare brucia le maschere,