Le immagini cristallizzano o stravolgono stereotipi, intercettano discorsi, simboli e valori; le rappresentazioni costruite negli anni dai fotografi fanno parte oggi del nostro immaginario, e ci collegano a un mondo di elementi che spesso, più che avvicinarci alla realtà, ci distaccano da essa molto bruscamente.
Diventa determinante, oggi, associare i volti delle immagini alle identità e storie a cui appartengono. Chi muore? Chi migra? Chi lotta?
Ecco le foto scelte della settimana, finestre verso tre conflitti molto diversi tra loro a cui abbiamo associato storie, link e consigli di lettura.
L'isola greca di Kos è diventata il punto di incontro tra due mondi opposti: quello dei turisti, fatto di riposo, e quello dei viaggiatori clandestini. Questi ultimi sono principalmente siriani, e si dirigono tappa dopo tappa verso la Germania e l'Europa del Nord. Lo racconta in un reportage il fotografo francese Olivier Jobard. |
I profughi di Rohingya, fuggiti alle persecuzioni in Myanmar verso la minoranza musulmana, sono osservati in un centro tailandese di detenzione e immigrazione dopo esser stati liberati dalle brutalità degli smugglers; ma il governo ospitante ha rifiutato di accettare la loro richiesta di asilo. Sul New York Times il reportage di Adam Dean.
Nella mostra Perestrojka fino a dicembre presso la mc2gallery a Milano, il fotografo Paolo Ciregia documenta quattro anni di immersione tra la gente e i luoghi del conflitto in Ucraina. Le sue immagini raccontano dolore e trasformazioni, ma in un modo assai originale si oppongono ai simboli della spettacolarizzazione - spesso quasi pornografica - del dolore.
A cura di Giulia C.
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