venerdì 2 ottobre 2015

[Attualità] - #Spazidanonperdere, un contest fotografico per il bene che torna comune

Nel luglio del 2014, l’Agenzia del Demanio metteva all’asta on-line cinque edifici abbandonati appartenenti allo Stato Italiano: un castello, un’isola, un’antica palazzina, un ex convento e un ex ospedale militare. 
La vendita, avviata inizialmente dal governo Monti e ripresa dal Presidente del Consiglio Renzi, aveva l’obiettivo di riempire un po’ le casse dello stato di fronte al perpetuo “allarme debito pubblico” in cui vive la politica italiana, ma – forse inaspettatamente forse no – si concluse in maniera del tutto fallimentare: dei cinque beni messi sotto il brivido dell’offerta, uno soltanto trovò il suo acquirente. Un immobiliarista si aggiudicò l’ex ospedale militare di Trieste per 610mila euro, e per il resto solo imbarazzante silenzio.

La storia dei cinque edifici italiani che nessuno vuole è un esempio lampante della condizione in cui versa il territorio del Bel Paese, caratterizzato dalla più alta densità di beni culturali per chilometro quadrato al mondo, ma anche dal più basso tasso di spesa pubblica per la “tutela e valorizzazione beni e attività culturali e beni paesaggistici”: questa rappresenta solo lo 0,3% del Pil, e il divario si fa più ampio man mano che dal Nord si scende verso il Sud. Le regioni del meridione sono agli ultimi posti per stato di conservazione degli edifici storici.

Ma se da una parte tutti gli spazi in disuso sparsi per il territorio italiano sono uno “spreco inaccettabile”, dall’altra
possono rappresentare una sfida all’intraprendenza di cittadini, imprese e associazioni, una grande opportunità per i giovani e un’occasione di sviluppo per le comunità locali. 

In collaborazione con l’Associazione culturale fotografica P.L.A.I. (Posti e Luoghi Abbandonati Italiani), e sulla scia della pratica dell’URBEX (Urban EXploration), prende il via il contest fotografico #Spazidanonperdere, organizzato dalla Fondazione Con Il Sud nell’ambito della manifestazione “Nuove Pratiche con il Sud. Spazi da non perdere”, che si terrà a Palermo dal 15 al 17 ottobre 2015.

Il contest è completamente gratuito, e il suo obiettivo, spiegano gli organizzatori, è quello di “costruire un fotoreportage collettivo dei beni inutilizzati in Italia, abbandonati o addirittura a rischio crollo o abbattimento, per sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica”. L’appello, rivolto a tutti, è quello di fotografare ville e palazzi storici, ex luoghi di culto, castelli e fortezze, beni archeologici, archeologia industriale e tante altre tipologie di spazi in disuso, postando le immagini sui propri profili social network (Instagram, Facebook e Twitter) e associando loro l’hashtag #Spazidanonperdere; oppure inviandole all’indirizzo e-mail spazi@conilsud.it con oggetto “Contest #spazidanonperdere”.

Con il Sud è un ente no-profit privato nato nove anni fa a Palermo, e si presenta come una fondazione un po’  unica nel suo genere: pensata da una sorta di alleanza tra fondazioni di origine bancaria, il mondo del terzo settore e quello del volontariato, si pone da sempre una missione “bella e impossibile”: promuovere lo sviluppo del territorio del Mezzogiorno partendo da percorsi di coesione sociale.

“Sosteniamo progetti per promuovere la legalità tra i ragazzi, per contrastare la dispersione scolastica, per valorizzare i beni comuni  inutilizzati – spiega a Tutùm Fabio Minnella, membro della Fondazione – e abbiamo affrontato anche i temi dell’ambiente e  del riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie; sono molte, poi, le iniziative che abbiamo promosso per attrarre cervelli al sud e promuovere un welfare di comunità in cui cittadini e associazioni siano partecipi in modo attivo e reale alle politiche di welfare”. In otto anni e mezzo, Con il Sud  ha già sostenuto settecento iniziative e cinquemila organizzazioni, e il fluire delle sue attività è in continua evoluzione.

Il contest fotografico si pone l’obiettivo di denunciare e sensibilizzare l’opinione pubblica, si. Ma la sua non vuole essere una denuncia fine a se stessa, la Fondazione ha già avuto modo di mettere in pratica la propria battaglia: nell’ambito della terza edizione del Bando Cultura rivolto alle organizzazioni del terzo settore delle regioni del meridione, infatti, ha dato vita all’iniziativa “Il bene torna comune,” in cui dopo aver invitato gli enti pubblici e privati  proprietari di immobili di rilevanza culturale a proporre i propri beni come luoghi da valorizzare,  ha raccolto le oltre 220 candidature in uno spazio aperto per condividerle con le rispettive comunità locali, ponendosi come hub tra soggetti e reti associative del Terzo Settore.

 I frutti concreti di attività analoghe a questa sono molti, e uno di loro è Ecomuseo Mare Memoria Viva. Il luogo, scelto come sede centrale della manifestazione di ottobre, era un ex deposito delle locomotive di Palermo, di proprietà dello Stato, e un gruppo di ragazzi, l’associazione Clap, è riuscito a prenderlo in gestione con un itinerario “lungo e difficile”, durato anni. In seguito all’ottenimento dello spazio i giovani si sono dati da fare in un ampio lavoro di setacciamento della cultura del territorio: sono state contattate famiglie di pescatori, ex balneari, esercenti e cittadini, e attraverso una serie di incontri e legami comunitari si è dato vita a uno spazio prezioso e in continua evoluzione, in cui prende vita la voce più autentica del rapporto che la città ha col suo mare.

Un altro progetto andato in porto con successo è quello realizzato nel Rione Sanità di Napoli, “quartiere difficile socialmente parlando”, afferma Minnella, “ma estremamente ricco di beni culturali a disposizione. La Fondazione è riuscita a riaprire dopo quarant’anni le catacombe di San Gennaro dando vita a tre cooperative: una finalizzata alla gestione del sito, una per i lavori di manutenzione e una che si occupa di merchandising. In soli tre anni i numeri raggiunti sono stati molto soddisfacenti: le Catacombe sono il quarto monumento più segnalato su Trip Advisor, e ciò significa che sono diventate un vero attrattore.”

Quelle di San Gennaro sono le uniche catacombe al mondo ad essere accessibili ai disabili, e per il Rione Sanità hanno rappresentato un vero e proprio fattore di sviluppo: “la fiducia nel territorio è aumentata – continua – e sulla scia di questa nuova spinta sta nascendo un indotto: sono nati una rete di bed and breakfast e visite guidate nel quartiere, che peraltro è il luogo di nascita di Totò e ricco di arte contemporanea”.

Questa azione di denuncia fotografica collettiva sarà sviluppata definitivamente venerdì 16 ottobre, durante la manifestazione e nell’ambito della festa dei luoghi abbandonati. “Le fotografie – conclude Minnella – saranno elaborate creativamente da una community di visual artists nel contesto dell’inaugurazione. Sarà un occasione per far incontrare, sia virtualmente che fisicamente, tutti coloro che hanno partecipato”.

Il programma previsto per la tre giorni sarà ricco di argomenti e personalità: si parlerà di fare impresa al Sud, di politiche coraggiose per la valorizzazione del territorio, di scuola e formazione, di welfare, di sostenibilità; gli ospiti saranno molti, e con essi si distribuiranno anche i workshop e gli incontri per ragazzi. Al momento, in attesa di quel che sarà, non resta che partecipare al grande mosaico che si sta, ancora una volta, strutturando attorno alle nuove piattaforme di dibattito pubblico, quelle dei social.



Giulia C.

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