« Il sesso femminile è la clitoride, il sesso maschile è il pene. La vagina è la cavità del corpo femminile che accoglie lo sperma dell'uomo e lo inoltra nell'utero affinché avvenga la fecondazione dell'ovulo. » |
(Carla Lonzi, La donna vaginale e la donna clitoridea) |
Per Carla Lonzi,
la scoperta del femminismo rappresenta un punto di massima fioritura
intellettuale: laureata in Lettere presso l’Università di Firenze, svolge
per quindici anni la professione di
critica d’arte, ma sulla fine degli anni Sessanta la strada della lotta di
genere si apre ai suoi occhi come quello che sembra essere un perfetto
equilibrio tra il vendere il proprio corpo e il rinunciarvi, il percorso per “ritrovare
una completezza, un’identità contro una civiltà maschile che l’aveva resa
irraggiungibile”.
Così, nel 1970, dopo essere entrata in contatto con numerose altre intellettuali, fonda il gruppo “Rivolta Femminile” , e con esso il suo Manifesto: il testo è sintetico, di decise argomentazioni, vagamente visionario; tra le sue righe emergono per la prima volta tematiche come la centralità del corpo della donna, della sua sessualità, la necessità di sviluppare e rivendicare una soggettività femminile che si svincoli dalle richieste dell’immaginario maschile. La battaglia, a favore di una donna-soggetto che rifiuti il ruolo autoritario della mascolinità, crede fortemente nella pratica della scrittura intesa come ri scrittura della coscienza femminile, e va a completarsi attraverso la fondazione di una piccola casa editrice da cui prenderanno vita numerose importanti pubblicazioni.
Così, nel 1970, dopo essere entrata in contatto con numerose altre intellettuali, fonda il gruppo “Rivolta Femminile” , e con esso il suo Manifesto: il testo è sintetico, di decise argomentazioni, vagamente visionario; tra le sue righe emergono per la prima volta tematiche come la centralità del corpo della donna, della sua sessualità, la necessità di sviluppare e rivendicare una soggettività femminile che si svincoli dalle richieste dell’immaginario maschile. La battaglia, a favore di una donna-soggetto che rifiuti il ruolo autoritario della mascolinità, crede fortemente nella pratica della scrittura intesa come ri scrittura della coscienza femminile, e va a completarsi attraverso la fondazione di una piccola casa editrice da cui prenderanno vita numerose importanti pubblicazioni.
E’ a partire da questo momento che Carla Lonzi inizia ad
affermarsi come una delle più emblematiche figure del femminismo italiano: Sputiamo su Hegel (1970) e La donna clitoridea e la donna vaginale (1971),
ci regalano una primissima, fervente
dimensione del suo pensiero femminista; qui emerge con forza quella presa
di coscienza di fronte alla propria situazione di soggetto femmminile, la
necessità di estromettere fuori di sé tutto lo sdegno che lei stessa provava
nei confronti della “sottomissione e inespressività in cui viveva la donna”.
Nei suoi testi è al centro il lavoro su una dimensione fortemente interiore, soggettiva, che prende le mosse dalla costante e inevitabile pratica dell’autocoscienza; Lonzi si dichiara anti-ideologica, i suoi lavori non hanno l’intenzione di modulare gli sviluppi della nascente ondata femminista, e lontano dall’esprimere punti teorici segnano il punto di partenza verso la crescente ricostruzione di una soggettività femminile differente, che si scardini dagli stereotipi culturalmente imposti: per la prima volta un percorso personale si fa anche politico.
Nei suoi testi è al centro il lavoro su una dimensione fortemente interiore, soggettiva, che prende le mosse dalla costante e inevitabile pratica dell’autocoscienza; Lonzi si dichiara anti-ideologica, i suoi lavori non hanno l’intenzione di modulare gli sviluppi della nascente ondata femminista, e lontano dall’esprimere punti teorici segnano il punto di partenza verso la crescente ricostruzione di una soggettività femminile differente, che si scardini dagli stereotipi culturalmente imposti: per la prima volta un percorso personale si fa anche politico.
Non è dunque difficile comprendere come la vita politica e
filosofica di Carla Lonzi sia stata fortemente intrecciata a un’intima, intensa
pratica di scrittura che la guidasse nel suo percorso interiore: Lonzi scriveva
meditazioni, lettere e diari su tutto quanto riguardasse la sua vita. E nella prima fase della sua età adulta si
adoperò anche della poesia come
strumento di conoscenza di sé.
Dai 27 ai 32 anni, la scrittura in versi rappresenta per Lonzi un’intimissima bussola, fulcro di ricerca esistenziale e personale in cui costruire – e decostruire – se stessa alla ricerca di un’identità profonda e autentica. Lonzi non si riconoscerà mai nel ruolo di poetessa: in E’ già lotta (1977) scrive “io attraverso le poesie cercavo uno sbocco nella realtà”. E difatti le sue poesie non vennero mai date alle stampe prima della sua morte: il mondo non era pronto al suo pensiero, non l’aspettava. E quelli di Carla Lonzi furono versi incompresi, sia dai numerosi artisti a lei vicini, sia dalle altre femministe con cui operò lungo il corso della sua militanza.
Dai 27 ai 32 anni, la scrittura in versi rappresenta per Lonzi un’intimissima bussola, fulcro di ricerca esistenziale e personale in cui costruire – e decostruire – se stessa alla ricerca di un’identità profonda e autentica. Lonzi non si riconoscerà mai nel ruolo di poetessa: in E’ già lotta (1977) scrive “io attraverso le poesie cercavo uno sbocco nella realtà”. E difatti le sue poesie non vennero mai date alle stampe prima della sua morte: il mondo non era pronto al suo pensiero, non l’aspettava. E quelli di Carla Lonzi furono versi incompresi, sia dai numerosi artisti a lei vicini, sia dalle altre femministe con cui operò lungo il corso della sua militanza.
La raccolta “Scacco Ragionato” esce nel 1985, a
due anni dalla sua morte. Curata dalla sorella Marta e dalla militante Anna
Jaquinta, si apre con una nota: “E’ stato un pensiero costante di Carla Lonzi
voler dare alle stampe la presente raccolta di poesie”.
I componimenti sono caratterizzati da un costante uso del presente: le riflessioni elaborate in Scacco Ragionato, infatti, saranno vive nell’autrice anche un decennio dopo, quando avrà messo da parte la poesia per dedicarsi totalmente alla battaglia politica.
In Carla Lonzi, dunque, non esploriamo una dimensione dello scrivere volta all’acquisizione di un “ruolo” nella scena artistica; la sua intima poesia si chiude al confronto: è un incubatore di pensiero, un costante tentativo di dichiararsi per quello che si è, fuori da ogni istituzione e libera da ogni ruolo; e fa parte di quelle tracce di sé che le permetteranno di dare vita al suo ruolo più emblematico e importante: quello di femminista.
I componimenti sono caratterizzati da un costante uso del presente: le riflessioni elaborate in Scacco Ragionato, infatti, saranno vive nell’autrice anche un decennio dopo, quando avrà messo da parte la poesia per dedicarsi totalmente alla battaglia politica.
In Carla Lonzi, dunque, non esploriamo una dimensione dello scrivere volta all’acquisizione di un “ruolo” nella scena artistica; la sua intima poesia si chiude al confronto: è un incubatore di pensiero, un costante tentativo di dichiararsi per quello che si è, fuori da ogni istituzione e libera da ogni ruolo; e fa parte di quelle tracce di sé che le permetteranno di dare vita al suo ruolo più emblematico e importante: quello di femminista.
Scacco ragionato
Così quando in allarme
sempre più in allarme
sempre più in allarme
a un’occhiata scopri
quantità di situazioni
interrogative e non c’è
oggetto o immagine o suono
o niente di niente
che non sembri messo lì
un istante in atteggiamento
ermetico e provocatorio
come chi non lascerà
la posa se non hai sciolto
l’enigma della neutrale
familiarità di sempre
e l’asciugamano l’albero
la ringhiera con fissità
inamovibile sotto sguardi
pazienti e scetticamente
ragionevoli sbarrano
ogni centimetro in cui
distendere l’indiscussa
superiorità, scatta
lo sportello segreto,
l’antica impotenza
di chiocciola germogliante
nel buio, all’aggressione
che pretende spargere
oscuro disfattismo
nel corso dei tuoi pensieri
e anzi a uno a uno
metterli in scacco
con voce di pura cosa
dopo lunga attesa
staccata dal silenzio.
(Roma, 10 luglio 1958)
Migrazione
Avverrà che all’urto
di una ferita precisa
l’enigma
che si nasconde si
sciolga in ariosa
migrazione del sangue
nuvola
obbediente al richiamo
di situazioni
incolmabili sulla scia
migratoria
di penne iridate
docili
a voli di effusione
nella felicità
vorticosa che segue la
spezzatura
di una vertebra o di
un muscolo
rigidamente nascosto
l’andatura
innocente di chi si
tiene
equidistante dal
nulla.
(Milano, 23 novembre
1961)
Ascolta: non può
essere
perduta questa parola
come non può essere
perduta la mia anima
in un angolo del
creato.
… Tu mi dici invece
che tutto può andar
perduto e dimenticato.
(Firenze, ottobre
1953)
A cura di Julia C.
Bibliografia:
Carla Lonzi, Scacco ragionato. Poesie dal ’58 al ’63, Scritti di Rivolta Femminile, Prototipi, Milano, 1985.
Carla Lonzi, Taci, anzi parla, Scritti di Rivolta Femminile, Milano, 1978.
Carla Lonzi, Sputiamo su Hegel e altri scritti, et al Edizioni, Milano, 2010.
Sitografia: